Mercoledì 8 maggio 2024 ci incontriamo a Modena per la serata Europa: il tradimento di Ventotene. Sarà l’occasione di riprendere contatto con il progetto smarrito di un’Europa di pace per un futuro senza guerre. Daniel Degli Esposti racconterà le origini dell’idea di unificare l’Europa, partendo dal Manifesto di Ventotene e arrivando a illustrare gli esiti di un percorso che non ha concretizzato le sue premesse. Il filosofo Pasquale Pugliese (Movimento nonviolento) porterà un contributo per decostruire la narrazione bellicista che caratterizza il nostro tempo, insistendo in particolare su questioni relative al linguaggio.

L’appuntamento è alle ore 20:30 nella Sala Officina Windsor Park, in Strada San Faustino 155/U. La partecipazione è gratuita e non è necessario prenotare. L’iniziativa è organizzata da Movimento Nonviolento, Casa per la Pace Modena – Odv, Gavci, Movimento di Cooperazione Educativa, Officina Windsor Park e Modena città sicura.

 

Una piccola anticipazione: il Manifesto di Ventotene e il federalismo europeo

Nel vivo della Seconda guerra mondiale, mentre si trovano al confino fascista, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli trovano la forza di immaginare un futuro diverso, affidando la speranza del riscatto all’idea di una federazione europea. Il loro progetto, condiviso con Ursula Hirschmann ed Eugenio Colorni, si traduce in parole scritte su supporti precari, come le cartine delle sigarette. Nasce così il Manifesto di Ventotene, da cui deriva la formulazione più efficace degli “Stati Uniti d’Europa”.

«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in stati nazionali sovrani. Il crollo della maggior parte degli stati del continente sotto il rullo compressore tedesco ha già accomunato la sorte dei popoli europei, che, o tutti insieme soggiaceranno al dominio hitleriano, o tutti insieme entreranno, con la caduta di questo, in una crisi rivoluzionaria in cui non si troveranno irrigiditi e distinti in solide strutture statali. Gli spiriti sono già ora molto meglio disposti che in passato ad una riorganizzazione federale dell’Europa».

(Dal Manifesto di Ventotene)

Il movimento federalista propone la costruzione di una federazione europea, nella quale i singoli Paesi condividerebbero la politica estera e le decisioni economiche più importanti, mantenendo margini di autonomia e di autogoverno nelle questioni interne.

Questo progetto politico viene messo alla prova nel maggio 1948, quando all’Aia si tiene il primo Congresso per l’Europa. I federalisti propongono di eleggere a suffragio universale un’assemblea costituente europea, ma la maggioranza dei delegati è contraria. I rappresentanti degli Stati nazionali e i partiti che stabiliscono le linee dei governi si oppongono all’idea della federazione europea, temendo che quella modalità di unificazione politica riduca eccessivamente la sovranità nazionale.

I primissimi passi del progetto unitario

Le classi dirigenti dei Paesi occidentali non sono, tuttavia, pregiudizialmente contrari all’integrazione europea. I moderati e i cristiano-democratici sono in gran parte favorevoli a una forma più blanda di unificazione, perché un rafforzamento della cooperazione intergovernativa permetterebbe di ridurre sensibilmente il rischio di nuovi conflitti.

Tre importanti leader cristiano-democratici – il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer e l’italiano Alcide De Gasperi – ritengono che una stabile cooperazione europea favorirebbe anche la difesa da una presunta minaccia sovietica. Nei loro piani, l’Europa deve accettare la protezione statunitense, ma non può farsi schiacciare dalla forza economica e militare dell’alleato atlantico.

Dall’integrazione tra Francia, Italia, Repubblica federale tedesca, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo nascono prima la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA, 1951) e poi la Comunità economica europea (CEE, 1957). Le relazioni diplomatiche e commerciali scongiurano l’avvio di guerre interne e riuniscono gli interessi dei sei Paesi in un fronte comune, ottenendo maggiore riconoscimento sullo scenario internazionale.

Nei decenni successivi il progetto europeo coinvolge nuovi Paesi: nel 1973 aderiscono alla CEE il Regno Unito, la Danimarca e l’Irlanda; nel 1981 entra anche la Grecia, mentre nel 1986 si aggiungono la Spagna e il Portogallo.

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