Crespellano, domenica 24 settembre. Tempo di Festa Fiera, pomeriggio di passeggi, barlumi di un’estate che è scomparsa poco prima di finire. Sono un po’ determinato e un po’ preoccupato. Mi attende una sfida di quelle che danno senso al mestiere che ho il privilegio di vivere. La conferenza-spettacolo Tempo di guerra sarà adatta all’atmosfera di queste ore? Riuscirò a richiamare l’interesse di qualcuno, unendo storia e letteratura, mentre le strade sono piene di cose belle da indossare e buone da mangiare? Una scena simpatica m’infonde presto un po’ di ottimismo…

Galline che trascorrono il pomeriggio libere a pochi passi da Crespellano

Andare oltre la conferenza-spettacolo

Le domande che mi accompagnano nel cammino verso il Municipio non sono nuove. Mi danzano in testa da quando Tempo di guerra è finita sul calendario delle ANPI tra Crespellano e Valsamoggia. La Festa Fiera sembra tagliata su misura per testare l’attitudine di un Public Historian: una comunità divisa tra militanza e voglia di svago, ma anche tante memorie che s’incrociano in un pullulare di volti.

“Avendo gli uomini come oggetto di studio, se gli uomini non ci comprendono, come non aver il senso di aver compiuto solo a metà la nostra missione?”

(Marc Bloch)

Per parlare alle persone che non sono addette ai lavori della storia, c’è bisogno di uno slancio speciale. A volte, quando il contesto sembra ostile a ogni impegno intellettuale, occorre rinunciare alla spiegazione e abbracciare il racconto. È la magia del narrare che salva il rigore del metodo dalle nebbie della noia. Trasmettere con le parole il fascino della storia non è anti-scientifico. Anzi. È dalla meraviglia che nascono le domande, è dal piacere che germoglia la voglia di sapere. Senza quell’energia, chi potrebbe rovistare nel passato a caccia di tracce umane?

Ecco allora che unire storia e letteratura può essere l’idea vincente. Le voci di Federica, Ilaria, Carla, Marco, Giuseppe e Michele accendono le parole dei libri e dei testimoni. A me non resta che dipanare il filo rosso della Public History. Niente conferenza stasera: spazio al piacere del narrare e allo spettacolo.

Storia e letteratura in scena

Sono le 17,30 e la sala consiliare del Municipio è piena. Federica e gli attori-lettori si preparano per l’attacco dello spettacolo, quindi tocca a me introdurre. Parto da Radici di futuro, il saggio che ha generato Tempo di guerra, perché la Public History prende sempre le mosse dallo studio della storia. Ecco allora che appare La democrazia ricostruita, il lavoro di analisi che Giancarlo Dalle Donne e Vincenzo Sardone hanno donato alla comunità di Crespellano.

Storia e letteratura: il pubblico

Il pubblico

Finisce la presentazione e in un attimo… sembra che sia finita anche la guerra. Badoglio annuncia l’armistizio e Pavese racconta le speranze della pace spazzate via da chi sa che “comincia adesso”. Poi gli alpini di Meneghello, in fuga, difesi dal popolo e dalle donne. E il viaggio di Anselmo Drusiani, che per salvarsi dai tedeschi e dai fascisti si nasconde anche in mezzo al letame. Anselmo è lì, davanti a me. Mi ascolta mentre ripercorro le origini della Resistenza. I suoi occhi mi parlano, mi sostengono: è la forza della memoria che partecipa al racconto della storia.

 

Storia e letteratura: Daniel Degli Esposti racconta la Resistenza a Crespellano

Daniel Degli Esposti racconta la Resistenza a Crespellano

Il ritmo si fa incalzante. Calvino e Vittorini penetrano nella difficoltà di una scelta che chiama in causa tutti. Presentarsi in caserma o nascondersi? Combattere per i fascisti o “andare nei ribelli”? Nella guerra totale non c’è margine per l’indifferenza: anche chi sogna di starsene tranquillo nella “zona grigia”, prima o poi, può trovarsi i partigiani o i tedeschi alla porta.

Storia e letteratura: lettura di Carla Serra

Lettura di Carla Serra

Per non parlare dei fascisti: chi lo indossa, l’elmo della “bella morte”? Dove sta “l’onore” nel rastrellare chi pratica la solidarietà? Storia e letteratura provocano domande senza imporre risposte. Esigono però che, con il piacere delle parole, emergano spiriti critici e sguardi curiosi.

Storia e letteratura: Lettura di Ilaria Turrini

Lettura di Ilaria Turrini

 

Emozione e comprensione

Quando il racconto arriva all’estate del 1944, molti occhi cominciano a velarsi. Arriva l’emozione! Niente paura, non è mica vietato sentire quel battito. Certe cose non si possono capire solo con la testa. Quando una guerra è totale, coinvolge e travolge donne e uomini, cuori e cervelli. Per tentare di comprendere storicamente com’è stato viverla c’è bisogno di emozionarsi, poi di riflettere. Subito, finché l’animo è pronto ad andare oltre i racconti già sentiti e a superare i luoghi comuni. È lì che scorre l’umanità della storia, quella che la letteratura e la memoria sanno cogliere.

Storia e letteratura: lettura di Marco Venturi

Lettura di Marco Venturi

Il racconto la cerca, quest’anima. La fa emergere. L’avvolge con rigorosa delicatezza, come se fosse una carta d’archivio. Il metodo storico serve anche a preservare la vita dell’umano che attraversa il tempo. La Public History ha gli attrezzi per sentire e comprendere questa vibrazione, poiché è una disciplina anfibia per definizione. Ricerca scientifica e creatività artistica, attenzione al presente e indagini nel passato, metodo rigoroso e porte aperte ai non addetti ai lavori. Mentre scorrono le vicende dell’ultimo inverno partigiano, mi rendo conto ancora più chiaramente della potenza che ha il legame molecolare tra storia e letteratura.

Storia e letteratura: Lettura di Giuseppe Spinoccia e Ilaria Turrini

Lettura di Giuseppe Spinoccia e Ilaria Turrini

Una finestra sull’oggi

Quando arriva la Liberazione, incombe il rischio del lieto fine. Celebrare il successo della Resistenza, il voto alle donne e la nascita della Repubblica è giusto, per molti versi doveroso, ma ormai serve a poco. Oggi, sempre più spesso, orde digitali e gruppi di razzisti tingono di nero le arene dei social network e le piazze della rabbia. Oggi, dunque, c’è bisogno di capire le meraviglie e i limiti della Resistenza, della Liberazione e della ricostruzione.

Storia e letteratura: Lettura di Federica Trenti

Lettura di Federica Trenti

Chi può pensare, in buona fede, che una guerra totale si concluda all’istante, senza seminare strascichi di dolore? Giustificare la violenza è sempre sbagliato, capirne le radici è necessario. Altrimenti si guarda ogni vicenda singola “dal buco della serratura“, come dice il collettivo Nicoletta Bourbaki. Distorcendo l’orrore e confondendo meriti e colpe. E soprattutto alimentando la paura dei “penultimi” contro gli “ultimi”, l’ossessione del complotto, la rabbia, l’odio per “l’Altro” e la guerra tra i poveri. In Italia quella discesa dovremmo conoscerla bene. Non è proprio il caso di tornarci.

Le altre foto di Paola Gemelli

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