Martedì 12 marzo a Modena è in programma l’incontro La “faglia” dell’Europa orientale. Le radici storiche del conflitto russo-ucraino. È il quarto e ultimo appuntamento del ciclo Conflitti. La storia dietro le guerre di oggiPossono partecipare anche le persone che non hanno frequentato i primi tre incontri. L’inizio è previsto per le ore 18:30 nella sala civica di via Viterbo 80 (è possibile accedere a partire dalle 18:00). Per partecipare, se non si ha già la prenotazione, è necessario iscriversi compilando il modulo inserito nell’ultima parte di questo post.

Una piccola anticipazione

Alla fine del 1991 l’URSS si dissolve e la Federazione russa diventa lo Stato più importante nello spazio ex sovietico. Il governo di Mosca mantiene stretti legami con l’Ucraina, una delle ex repubbliche sovietiche. Si trova nell’Europa centro-orientale ed è divisa in due parti dal fiume Dnepr: a ovest la popolazione parla prevalentemente ucraino, mentre nelle regioni dell’est è molto diffuso il russo, che per decenni è stato utilizzato come lingua veicolare sovietica.

Dopo l’indipendenza, la flotta russa del mar Nero ottiene dai governi ucraini la possibilità di sfruttare il porto di Sebastopoli. Kiev riceve in cambio forniture di gas e petrolio a prezzi vantaggiosi. Al tempo stesso, tuttavia, l’Ucraina costruisce relazioni commerciali e diplomatiche con diversi Paesi occidentali. Una parte della popolazione esprime il desiderio entrare nella NATO e nell’Unione Europea, sentendosi minacciata dall’eventuale “ritorno di fiamma” dell’imperialismo russo.

Tuttavia, l’Ucraina deve fare i conti con diversi problemi, tra i quali spicca la corruzione. Nel 2013 le difficoltà interne e l’allontanamento dal progetto europeo innescano imponenti proteste di piazza. Il governo filorusso di Viktor Janukovyč cade. Le elezioni del 2014 sono vinte dallo schieramento favorevole alle aperture nei confronti dell’Occidente e le contrapposizioni tra le forze politiche generano i presupposti per la crescita dei sentimenti nazionalisti.

Mentre alcuni ambienti filo-occidentali tollerano la costituzione di gruppi armati di ispirazione neonazista (come il battaglione Azov), la popolazione russofona teme di subire crescenti discriminazioni. Molti osservano con preoccupazione, ad esempio, alcuni provvedimenti che privilegiano la lingua e la cultura ucraina.

I fatti del 2014 e il conflitto russo-ucraino

In Crimea e nelle province orientali del Donbass comincia, allora, una ribellione nei confronti del governo di Kiev. Vladimir Putin strumentalizza immediatamente le rivolte per ottenere vantaggi in chiave imperialistica. La Russia invia truppe irregolari (come i mercenari del gruppo Wagner, di aperta ispirazione neonazista) a sostegno della rivolta nel Donbass e in Crimea. In quest’ultima regione, nel 2015, un referendum sancisce la secessione della regione dall’Ucraina e l’annessione alla Federazione Russa. Nel Donbass continuano invece gli scontri tra i separatisti filorussi e l’esercito nazionale ucraino, nel corso dei quali perdono la vita oltre 100.000 persone.

Le operazioni armate inaspriscono ulteriormente i rapporti tra i governi di Mosca e di Kiev. Nel 2018 l’Ucraina esce dalla CSI e vede crescere le istanze nazionaliste, anche se nel 2019 la sfiducia nei confronti della classe dirigente favorisce il comico Volodymyr Zelens’kyj, che vince le elezioni con un programma basato sul contrasto alla corruzione e sulla ricerca di una conciliazione con la Russia.

Nel 2022, tuttavia, Vladimir Putin prepara un’offensiva nei territori del Donbass. Molti Stati europei, intanto, seguendo la linea tracciata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, mantengono relazioni commerciali con la Federazione Russa. In questo modo confidano di inserire Vladimir Putin in un sistema di rapporti internazionali basati sui vantaggi reciproci degli scambi.

Le economie dell’Europa occidentale rimangono strettamente legate alle forniture di gas naturale per la produzione di energia. Il piano genera, tuttavia, un completo fallimento. La dipendenza dal gas russo rallenta, infatti, la transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Contestualmente, Vladimir Putin ricava risorse crescenti per alimentare i propri piani imperialistici, che salgono di tono con l’invasione armata dell’Ucraina.

Come partecipare

I posti sono limitati. Per partecipare all’incontro La “faglia” dell’Europa orientale. Le radici storiche del conflitto russo-ucraino, occorre iscriversi e pagare una quota di partecipazione, da versare all’ingresso in sala. È possibile partecipare anche solo a un singolo incontro. Il prezzo d’ingresso a ciascun incontro è di 10€. Chi partecipa a tutti e 4 gli appuntamenti del ciclo ha diritto a uno sconto: in quel caso il prezzo totale diventa di 36€.

Qui sotto trovi il modulo per l’iscrizione al ciclo di incontri.

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