Quali esperienze hanno vissuto i contadini nella Prima guerra mondiale? Che impatto ha avuto la leva di massa sulle comunità rurali dell’Emilia? Come hanno reagito le donne al lungo distacco dai propri cari? I soldati sono riusciti a mantenere un rapporto con il proprio mondo?

Domande come queste mi sono arrivate tante volte, prima e dopo le iniziative di Public History sulla Grande Guerra. Mi ha sempre fatto piacere riceverle: nel nostro tempo, per fortuna, la dimensione della quotidianità inizia ad attirare più della retorica e delle celebrazioni. Eppure, come per ogni argomento di storia contemporanea, le risposte agli interrogativi del pubblico sono tutt’altro che banali e immediate. Per tracciare un quadro soddisfacente bisogna approfondire il tema in generale e poi indagare nella realtà locale. Servono tempo, energie e risorse.

Quando la Fondazione Rocca dei Bentivoglio mi ha chiesto di curare la mostra 1914-1918 volti e parole. Piccole storie della Grande Guerra a Valsamoggia, ho colto con gioia l’occasione di approfondire i vissuti delle comunità. Le memorie familiari mi hanno aperto una prospettiva inedita sul quotidiano dei contadini nella Prima guerra mondiale. Dai poderi al fronte, dal lavoro alla battaglia: quante storie di vita da ricostruire e raccontare!

Soldati in marcia nelle campagne tra Bazzano e Monteveglio, mentre ritornano da un'esercitazione militare a Montebudello. Cartolina, famiglia Clemente Contri - Contadini nella Prima guerra mondiale

Soldati in marcia nelle campagne tra Bazzano e Monteveglio, mentre ritornano da un’esercitazione militare a Montebudello. Cartolina, famiglia Clemente Contri

Contadini nella Prima guerra mondiale: “mito” e “realtà”

“La Grande Guerra l’hanno fatta i contadini: senza di loro non ci sarebbero stati gli eserciti di massa”. Sui banchi di scuola la mia generazione è cresciuta assorbendo questa interpretazione degli eventi. Una lettura tanto corretta quanto parziale: i lavoratori dei campi furono decisivi per formare le fanterie, ma non portarono sulle spalle l’intero peso del conflitto. Anche gli operai non qualificati vennero reclutati in gran numero, finendo spesso nei posti più pericolosi dei fronti. E senza sperare in esoneri o licenze agricole, di cui beneficiavano soprattutto alcuni mezzadri, aiutati dai proprietari dei loro fondi.

Per comprendere a fondo le esperienze dei contadini nella Prima guerra mondiale, dobbiamo essere disposti a mettere in discussione le cose che crediamo di sapere da sempre. Perché non partire da una buona lettura d’inquadramento? I saggi raccolti nell’opera collettiva La prima guerra mondiale – curata da Stéphane Audoin-Rouzeau e Jean-Jacques Becker, pubblicata in Italia da Einaudi a cura di Antonio Gibelli – aiutano ad allargare l’orizzonte all’Europa senza perdere di vista le specificità dei contesti nazionali. Una buona palestra per chiunque voglia fare la storia locale in modo costruttivo.

Questi presupposti di metodo sono alla base del cartellone culturale che riporta alla luce le piccole storie della Grande Guerra in Valsamoggia. La rassegna degli appuntamenti, iniziata il 14 aprile con l’inaugurazione della mostra alla Rocca dei Bentivoglio, proseguirà domenica 6 maggio con un altro taglio di nastro!

1914-1918 Volti e parole. Piccole storie della Grande Guerra a Valsamoggia - contadini nella Prima guerra mondiale

Agricoltura e alimentazione in mostra a Castello di Serravalle

Grazie al progetto scene di guerra, teatri di pace sono emerse dai cassetti e dalle soffitte di Valsamoggia storie e memorie di tante famiglie, catapultate quasi all’improvviso nella realtà del conflitto. Analizzando i documenti, ho intuito che permettevano di ricostruire efficacemente le esperienze di alcuni contadini nella Prima guerra mondiale.

Insieme alla Fondazione Rocca dei Bentivoglio abbiamo deciso di raccontare queste vicende all’Ecomuseo della collina e del vino di Castello di Serravalle. Il percorso della mostra 1914-1918 tirare la cinghia si lega così alla ricostruzione della vita e del lavoro nella società rurale.

dunque vi dico che io sono in ottima salute e come spero di tutti voialtri in familia perché la salute non ….. mai ditemi un po della campania se va bene o male perche o molto piacere di sapere e poi appena avete fatto la battanda sapere quanto frumento avete fatto perche sto melio chome sia la vida se cè dellua molta o poca …………….. se mi mandate adire di questo arebbe molto piacere di sapere un po della campania.

(Lettera del soldato Valentino Campadelli ai genitori, 19 luglio 1915)

Le voci dei soldati e dei loro familiari ci accompagnano alla scoperta di esperienze impossibili da raccontare per intero. Lettere, fotografie e documenti ci proiettano in un mondo che pose una generazione di giovani dinanzi a problemi e questioni più grandi di loro. E li costrinse a sciogliere anche i “nodi” del cibo…

Dunque io ti rigrazio della tua premura che miai mandato dei denari quello che diro che la pascua abbiamo fatto una pascua magra perche andare allosteria si spende i soldi poi si sta male perche non sa uno nemeno fare da mangiare e bere vino costa la botiglia L. 1,50 e al litro L. 1 poi e roba poco buona.

(Lettera del soldato Primo Ognibene alla moglie, 24 aprile 1916)

Appuntamento per l’inaugurazione domenica 6 maggio

La mostra 1914-1918 tirare la cinghia inaugura domenica 6 maggio alle 10:30 nel Borgo di Castello di Serravalle, presso l’Ecomuseo della collina e del vino. L’apertura è prevista ogni domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15:30 alle 18:30 fino al 17 giugno. Nel turno pomeridiano del 27 maggio è in programma la conferenza Eppur si mangiava. La Grande Guerra in gavetta.

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