Negli ultimi mesi mi sono imbattuto più volte nella cucina. Tranquilli, qui non voglio parlare delle mie “avventure” ai fornelli… ma di un progetto di ricerca e didattica della storia. Nei mesi scorsi ho incontrato per tre volte una classe quinta dell’Istituto alberghiero Bartolomeo Scappi di Crespellano (Valsamoggia, BO) per ricostruire i problemi del cibo nella Prima guerra mondiale.
Leggere il conflitto attraverso la prospettiva dell’alimentazione è stato un modo di arricchire le conoscenze sulle società europee ai tempi della mobilitazione generale. Il confronto tra lo scenario italiano e i contesti degli altri Paesi è stato infatti fondamentale per valutare l’importanza delle calorie nell’economia degli scontri militari.
È stato un percorso interessante e per certi versi sorprendente, nato fra lettere, ricettari e oggetti di trench art. Lo ha promosso la Fondazione Rocca dei Bentivoglio nell’ambito delle attività legate alla mostra 1914-1918 volti e parole. Piccole storie della Grande Guerra a Valsamoggia.
Il cibo nella Prima guerra mondiale
La Prima guerra mondiale è un conflitto totale. L’impatto delle operazioni militari si fa sentire anche lontano dal fronte, poiché il progresso tecnologico e l’avvento della società di massa estendono la contesa agli apparati produttivi e alle strutture sociali dei sistemi-Paese.
Anche l’Emilia-Romagna vive una stagione di tensioni e cambiamenti. Alla partenza dei giovani in età di leva, destinati al Regio Esercito, si affiancano gli effetti della mobilitazione civile e le necessità dell’organizzazione bellica.
Quando i mercati europei rallentano, produrre cibo a sufficienza per nutrire i soldati e dare sostentamento ai civili diventa una sfida per le istituzioni statali e i contesti locali. Con il trascorrere del tempo, la macchina militare s’ingrandisce. La carenza di risorse e la fame possono diventare realtà anche in una terra a forte vocazione agricola come la provincia bolognese. Le soluzioni proposte per risolvere questi problemi costituiscono un aspetto fondamentale dell’esperienza di guerra vissuta dai civili.
Tirare la cinghia: dal progetto didattico…
Gli studi storici sull’approvvigionamento delle truppe mostrano che vinse la guerra chi ebbe più cibo. Mentre tedeschi e austro-ungarici finirono per patire la fame, l’Intesa nutrì meglio i suoi soldati e bloccò i mari, soffocando gli imperi centrali. Se si analizzano i flussi alimentari, è più semplice comprendere le dinamiche del conflitto. Anche in una scuola professionale, dove la storia non è certo la materia più amata e studiata.
Per coinvolgere gli studenti, ho proposto loro immagini e testimonianze sul cibo nella Prima guerra mondiale. Le parole dei soldati partiti dalla valle del Samoggia hanno accorciato le distanze con il passato, mentre le fotografie della propaganda ci hanno permesso di riflettere su quanto di vero c’è in uno scatto ufficiale.
Nell’ultima lezione l’incontro più affascinante, quello con i ricettari del tempo di guerra. Oltre al classico La fame e la memoria. Ricettari della grande guerra. Cellelager 1917-1918, ho portato ai ragazzi il Manuale di 150 ricette di cucina di guerra. Alle donne, incaricate dei lavori domestici, s’insegna a risparmiare sugli ingredienti e riutilizzare gli avanzi, per rendere meno aspre le difficoltà del razionamento. I ricettari si rivolgono alla media è piccola borghesia urbana, che vuole comunque mantenere un tenore di vita accettabile e non è disposta a rinunciare alla cucina.
Durante l’attività, valutando il senso delle scelte gastronomiche, ci siamo accorti di averci preso gusto! Allora dalla lezione è scaturita l’idea di una cena a tema: Di necessità virtù. La cucina ai tempi della Grande Guerra.
… alla cena di Public History!
L’appuntamento è fissato per venerdì 18 maggio alle 20:00 presso la sede dell’I.I.S. “Bartolomeo Scappi”, via Togliatti 1, località Crespellano, Valsamoggia. Grazie all’impegno degli insegnanti e degli studenti, abbiamo realizzato questo menù:
- Zuppa di purée di piselli;
- Trilogia della nostra valle: tagliatelle di patate, gnocchi di zucca e gnocchi di farina gialla;
- Coniglio in umido, accompagnato da un assortimento di contorni (patate arrostite, patate ripiene, budino di cavoli);
- Budino di pane e cioccolata, Cotognata;
- Vini locali.
Il costo è di 32 € per gli adulti, 25 € per i bambini (stesso menù) e 15 € per un menù alternativo rivolto ai più piccoli. La prenotazione è obbligatoria: le iscrizioni aprono mercoledì 2 maggio e sono valide fino a esaurimento posti entro il 13 maggio. Per partecipare, occorre chiamare la Proloco di Crespellano (tel. 338 3215385).
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