Il 19 luglio 1992 Palermo è  sconvolta dalla strage di via d’Amelio, una delle azioni più note e sanguinose compiute dalla mafia siciliana (“Cosa nostra”) contro chi l’ha combattuta con il proprio impegno professionale. In quel pomeriggio perdono la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli. Il 19 luglio 2023, nel trentunesimo anniversario dell’attentato, al Parco Amendola di Modena, Daniel Degli Esposti racconterà le vicende del pool antimafia, nel quale lavorarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La narrazione non toccherà soltanto il ruolo della magistratura, ma farà emergere la forza e l’importanza dei tanti soggetti che, con il loro impegno dal basso nella società, hanno creato il movimento dell’antimafia.

La strage di via D’Amelio

Il 19 luglio 1992 il giudice Paolo Borsellino è a Palermo e va a trovare la madre in via D’Amelio. Da un anno, è procuratore aggiunto nel capoluogo siciliano e da tempo è riconosciuto uno dei magistrati più capaci nel contrasto a Cosa Nostra. Collega e amico di Giovanni Falcone, con cui ha lavorato nel pool antimafia, dopo la strage di Capaci (23 maggio 1992) Borsellino si sente sempre più esposto. Alle 16:58 un’automobile carica di tritolo esplode sotto la casa, uccidendo il magistrato e cinque agenti della sua scorta.

Le indagini sulla strage di via D’Amelio sono difficili, perché le azioni di depistaggio cominciano subito. In un primo momento la responsabilità dell’attentato è attribuita a Vincenzo Scarantino, che viene processato e condannato insieme ad altre 11 persone al carcere. La loro detenzione avviene nel regime del 41bis, ovvero nelle dure condizioni riservate ai colpevoli di reati di mafia. L’introduzione di questa misura avviene proprio dopo la strage di via D’Amelio, realizzando una proposta ideata da Giovanni Falcone. Nel 1998, tuttavia, le rivelazioni di Gaspare Spatuzza mettono in discussione la prima ricostruzione giudiziaria, aprendo il percorso che porta all’incriminazione dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano.

Falcone, Borsellino e l’antimafia: uno sguardo storico

Le stragi di Capaci e di via D’Amelio sono pagine tormentate e difficili della storia italiana. Meritano di essere ricordate, ma soprattutto capite. È importante inserirle nel contesto dell’antimafia repubblicana, ovvero di un movimento reso possibile da una mobilitazione sociale senza precedenti. Occorre, inoltre, riflettere sugli sviluppi storici dell’antimafia, mettendone in evidenza i punti di forza e le contraddizioni. Risulta, infine, determinante raccontare questi fatti alla luce dei complessi rapporti tra la criminalità organizzata di tipo mafioso e le istituzioni dello Stato.

Per questi motivi, è importante leggere gli sviluppi dell’antimafia con uno sguardo storico, cogliendo la complessità degli eventi e le intenzioni dei protagonisti. L’appuntamento è fissato per mercoledì 19 luglio, a partire dalle ore 21, nell’area eventi del Parco Amendola. A seguire, ci sarà un’esibizione live di Marinella.

L’iniziativa è organizzata da Loving Amendola con il patrocinio del Comune di Modena e del Consiglio del Quartiere 3 e con il sostegno della Fondazione cassa di risparmio di Modena.

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