Domenica 6 novembre 2022 cammineremo nella storia di Crespellano per raccontare l’impatto della Prima guerra mondiale sulla comunità locale. Al contrario di quello che siamo abituati a pensare, infatti, la Grande guerra non non toccò solo chi si trovava al fronte e i territori segnati dalle trincee e devastati dai combattimenti. Anche la provincia di Bologna dovette fare i conti con i cambiamenti imposti da un conflitto che assorbiva tutte le energie possibili e l’anniversario del 4 novembre ci offre l’occasione di raccontarlo.
Passeggiando nel centro storico di Crespellano, rivivremo alcuni episodi della Grande Guerra tramite nostri racconti e letture-spettacolo a cura del Teatro delle Temperie. Le vicende raccontate sono tratte dal progetto 1914-1918 Volti e Parole, piccole storie della Grande Guerra in Valsamoggia.
L’evento è organizzato dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio e dalla Pro Loco di Crespellano e viene riproposto quest’anno dopo il successo del novembre 2021. Per partecipare, è necessario iscriversi come spieghiamo qui sotto.
Informazioni e iscrizioni
L’appuntamento è fissato per domenica 6 novembre alle ore 10 in piazza Berozzi a Crespellano, nel Comune di Valsamoggia. Il percorso sarà ad anello e torneremo al punto di partenza dopo circa 2 ore e mezza, soste narrative comprese. Il percorso urbano non presenta salite, né difficoltà tecniche ed è adatto anche alle bambine e ai bambini dai 10 anni in su.
Per partecipare, è necessario iscriversi e versare una quota (€ 10.00 per gli adulti, € 5.00 per ragazze e ragazzi sotto i 12 anni, gratuito per bambine e bambini sotto i 4 anni).
Le prenotazioni sono online, sul sito Colline tra Bologna e Modena, a questo link. È già possibile prenotare e lo sarà fino a sabato 5 novembre alle ore 13:00.
Per informazioni e assistenza alle prenotazioni, telefonare al numero 051.836441, tutti i giorni, dalle ore 10:00 alle 13:00.
La Prima guerra mondiale a Crespellano: una piccola anteprima
Tra la primavera del 1915 e l’autunno del 1918, Crespellano e la valle del Samoggia vivono l’esperienza del “fronte interno”. I combattimenti rimangono lontani, ma la comunità è coinvolta nella mobilitazione bellica. Il Regio Esercito ruba all’agricoltura le braccia di tanti giovani, costringendo le persone rimaste a casa – e in particolare le donne – a sacrifici supplementari nel lavoro dei campi. Le donne trovano tuttavia la forza per essere di sostegno ai militari e alle loro famiglie, impegnandosi in attività come la gestione dell’Ufficio notizie.
Oltre a tutto ciò, per garantire rifornimenti di cibo ai militari, i civili sono costretti a stringere la cinghia. Sul territorio bolognese arrivano anche i profughi, ovvero persone che sono state allontanate dalle loro case e hanno perso ogni cosa per l’impatto dei combattimenti. Nelle difficoltà del conflitto, i profughi non trovano sempre comprensione e accoglienza; in alcuni casi, diventano addirittura vittime di sospetti e discriminazioni.
La guerra aggrava infine gli squilibri e le disuguaglianze presenti nella società. Così, quando cessano i combattimenti, tra la popolazione restano ancora forti la rabbia e il malcontento. Si pongono dunque le basi di un periodo burrascoso e tormentato, che arriverà a compimento nell’autunno del 1922 con la conquista del potere da parte del fascismo.
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