Non tutti lo sanno, ma a Sassuolo dal 1861 e fino al 1968 ha funzionato un carcere mandamentale. Cosa significa “mandamentale”? Il mandamento, di cui Sassuolo era capoluogo, era esteso ai Comuni di Fiorano Modenese, Maranello, Prignano sulla Secchia, Montefiorino e Frassinoro. Il fabbricato dell’ex carcere mandamentale è oggi parte integrante del Palazzo municipale di Sassuolo e patrimonio culturale della comunità. Tuttavia non erano ancora state raccontate le vicende delle donne e degli uomini passati dal carcere, per colpa o per mestiere… e talvolta anche per sbaglio!
Proprio il desiderio di scoprire queste storie è all’origine di una paziente e approfondita ricerca storica – commissionataci dall’associazione “G.P. Biasin” con il contributo del Comune di Sassuolo – che oggi riporta alla luce una vicenda lunga più di un secolo, attraverso i primi decenni dell’Italia unita, la Grande Guerra, il fascismo, il secondo conflitto mondiale, la ricostruzione e il boom economico degli anni Sessanta.
Venerdì 22 marzo l’evento “Miseria e manette”
Il frutto della nostra lunga e paziente ricerca sarà svelato venerdì 22 marzo alle ore 18.30 presso la sala Matrimoni del Municipio di Sassuolo, in via Fenuzzi 5. In quell’occasione presenteremo il libro Miseria e manette. Il carcere mandamentale di Sassuolo (1861-1968) uscito tra le proposte di Incontri editrice. Seguirà una visita guidata ai locali delle ex carceri, con accompagnamento di letture tratte dal libro, che saranno fatte dai volontari dell’associazione Librarsi. Al termine sarà inaugurata la mostra con oggetti originali conservati dagli ultimi custodi. Saremo naturalmente presenti dall’inizio alla fine, per accompagnarti in questo nuovo viaggio nel tempo.
Il carcere mandamentale di Sassuolo in un libro
La nostra ricerca è cominciata nell’archivio storico del Comune di Sassuolo, dove abbiamo ritrovato e studiato migliaia di documenti. Preziosa si è poi rivelata l’opportunità di raccogliere testimonianze dirette dalle figlie degli ultimi custodi, Carla e Ombretta Bonettini.
Il libro che abbiamo scritto per raccontare il frutto dei nostri studi offre a tutti la possibilità di conoscere gli aspetti sociali e umani della vicenda carceraria, permettendo quindi di comprendere le strutture e le storture di una società che da sempre si regge su dinamiche di potere. Anche nel microcosmo rappresentato dalle carceri sassolesi è possibile infatti leggere la complessità del tema carcerario: dai rapporti con le istituzioni dello Stato alla gestione dell’edificio, dalle storie dei guardiani e delle guardiane ai tanti detenuti passati dietro le sbarre. Planimetrie, ricordi fotografici di famiglia e immagini recenti di quanto è stato conservato permettono al lettore di confrontarsi direttamente con il passato. Il libro è quindi un viaggio nelle contraddizioni del sistema carcerario italiano, lette all’interno dei pochi metri quadrati racchiusi nelle mura del carcere.
La presentazione del libro è prevista alle ore 18.30 di venerdì 22 marzo, presso la sala Matrimoni del Municipio di Sassuolo, ma – come anticipato – non finisce qui…
La visita guidata all’ex carcere
Alla presentazione, seguirà una visita guidata ai locali delle ex carceri. Questi locali sono stati oggetti di recupero da parte dell’architetto Guido Canali e oggi ospitano alcuni uffici comunali. È ancora possibile vedere il cortile interno, alcune celle e altri ambienti, così come le porte delle celle che presentano interessanti incisioni. Questi ambienti prenderanno vita grazie alle letture delle volontarie e dei volontari dell’associazione Librarsi, che presteranno la loro voce ad alcuni brani tratti dai documenti scovati ed utilizzati per la ricostruzione della vicenda delle carceri sassolesi. Sarà quindi un modo per godere di un’ulteriore piccola anteprima di quanto potrà essere più estesamente letto nel libro!
La mostra sul carcere presso il Municipio
I coniugi Ferdinando Bonettini e Augusta Della Bulla sono stati gli ultimi guardiani del carcere sassolese, in servizio dal 1946 al 1968. Dopo la chiusura, hanno conservato con cura e poi lasciato alla figlia Ombretta gli oggetti che potrai vedere esposti.
Per non rovinarti la sorpresa, preferiamo non anticiparti nulla. Tutto quello che devi sapere è che si tratta sia di oggetti che venivano utilizzati dai custodi, sia di oggetti che sono stati realizzati nel carcere. Il ruolo di custodi comportava un notevole impegno. Si trattava inoltre di un ruolo di responsabilità che stringeva i custodi tra la disciplina a cui erano sottoposti e l’obbligo di far rispettare ai detenuti un rigido regolamento. I coniugi Bonettini hanno condotto la custodia del carcere con la maggiore umanità possibile. I detenuti, tuttavia, avevano limitate possibilità di contatto umano e rischiavano di passare molto tempo nell’ozio più totale, senza alcuna opportunità di svago o istruzione. Come hanno reagito a questa condizione? L’esposizione allestita al primo piano del Palazzo comunale, corredata da un nostro pannello di approfondimento, offre una prima risposta, altro è scritto nel libro.
La mostra è promossa dalla Presidenza del Consiglio comunale di Sassuolo e dal Gabinetto del Sindaco, in collaborazione con il Servizio attività culturali.
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