Negli ultimi mesi del 2018 sono tornato nelle scuole primarie di Fiorano Modenese. L’occasione è arrivata grazie al progetto Dai margini alla storia. Cittadini responsabili, proposto da ARCI Modena in collaborazione con ANPI e sostenuto dall’amministrazione comunale. Ho accettato la sfida con entusiasmo, cercando di fare tesoro della bella esperienza vissuta l’anno passato (la puoi scoprire in questo post). Come dodici mesi fa, sono partito dalla Costituzione per proporre alle 4 classi quinte aderenti un viaggio nella storia di Fiorano Modenese.
Quest’anno, però, mi sono posto un obiettivo ancora più ambizioso: coinvolgere i bambini nella costruzione del percorso narrativo. Il primo passo non è stato semplice. Portare nelle scuole primarie un’attività strettamente legata alla storia contemporanea è complicato, dal momento che il loro curricolo didattico si ferma all’età antica. Per fortuna ho potuto contare sulla Costituzione e… sulla dimensione umana della storia. Perché le vicende del passato sono sempre il frutto delle azioni di chi ci ha preceduto.
Grazie alla collaborazione di Giampietro Beltrami, ho potuto coinvolgere Dante Corti e Livio Piccinini, scolari degli anni Trenta e protagonisti della Resistenza. Le loro testimonianze, mediate dai miei interventi storici, hanno permesso ai bambini di entrare in contatto con un racconto di vita che rappresenta una vera e propria fonte primaria per la costruzione della storia.
Fare la storia insieme ai bambini
Il confronto con le memorie dei protagonisti ha così avviato il lavoro di ricostruzione storica. Un’attività che non è calata dall’alto, secondo un programma sempre uguale a sé stesso, ma che si è sviluppata in modo originale grazie alle domande delle bambine e dei bambini. Sono stati proprio loro a volerne sapere di più, chiedendo approfondimenti sui temi che li avevano colpiti. Così, nel corso del dialogo, sono riusciti a far emergere le esperienze che li interessano e li affascinano. E non è un caso che le due ore degli incontri siano sempre volate via, chiudendosi con tanti sguardi vispi e nuove curiosità da coltivare.
Dopo l’incontro con i testimoni, ho accompagnato le classi in una camminata a tappe. Abbiamo seguito l’itinerario tracciato da me e da Paola Gemelli nella mappa Senti che storia! Questo “piccolo viaggio” è stata un’ottima occasione per proseguire il “cammino” iniziato con l’ascolto delle storie di vita. Lungo il percorso, abbiamo approfondito pagine importanti della storia di Fiorano Modenese. In ogni racconto siamo partiti da una parola-chiave, legata alla Costituzione e spesso già emersa nel corso del primo incontro.
Molti bambini ricordavano ancora le domande poste in classe, quindi le abbiamo riprese in mano come stimoli per interrogare il passato. Perché la storia è più interessante quando parte dalle curiosità nate nel presente, indagando su come si comportano gli esseri umani nel tempo.
Siamo arrivati alla fine dei quattro percorsi con la sensazione di aver condiviso un metodo di conoscenza. Ci siamo confrontati con le fonti storiche, le abbiamo interrogate con domande nuove e ci siamo impegnati a ricostruire i fatti, senza mai perdere di vista il legame che unisce il passato al presente. Con una bussola sempre in tasca: la Costituzione.
Dal muro alla pace: una camminata con narrazione storica speciale…
Un progetto così stimolante e coinvolgente non può concludersi senza una restituzione pubblica a più voci. Nello spirito della Public History, saranno proprio i bambini protagonisti delle attività didattiche ad accompagnarmi nella realizzazione dell’iniziativa. Con il loro entusiasmo mi aiuteranno a trasmettere ai cittadini il senso del nostro percorso nella storia di Fiorano Modenese.
Domenica 17 febbraio 2019, in occasione del 74° anniversario dell’eccidio di piazza Menotti, proporremo la camminata con narrazione storica Dal Muro alla Pace. Lungo il percorso, diviso in sei tappe, racconterò alcuni episodi accaduti in paese tra gli anni del regime fascista e la Seconda guerra mondiale. In ogni tappa, ai miei interventi narrativi, si alterneranno le voci dei bambini, che proporranno letture di testimonianze e articoli della Costituzione. E nell’ultima fermata, presso il muro di piazza Menotti, ci sarà una gran bella sorpresa!
Il programma della mattinata comincerà alle ore 9 con il concerto della banda Flos Frugi di Fiorano Modenese. In seguito si terranno la celebrazione religiosa e la cerimonia di commemorazione. La camminata partirà intorno alle ore 10:30, al termine dei saluti istituzionali, e si concluderà entro le ore 12. La partecipazione all’evento è libera e gratuita.
Per saperne di più: l’eccidio di Fiorano Modenese
Fiorano Modenese, 11 febbraio 1945. Mentre l’inverno dei rastrellamenti nazisti e degli attacchi fascisti contro i partigiani sta per finire, le forze della Resistenza avvertono la necessità di riorganizzarsi. Bisogna capire chi c’è ancora, quanti partigiani sono sani, quanti sono pronti a riprendere la lotta e quanto tempo serve agli Alleati per rimettere in moto la loro avanzata.
Le incertezze sono tante e le difficoltà della clandestinità non sono meno. Per tutto l’inverno, i combattenti della Resistenza sono stati assistiti da famiglie amiche. Tuttavia nei centri urbani, nei paesi e nelle campagne nessuno sa per quanto tempo potrà reggere questo meccanismo di solidarietà. A volte i partigiani prelevano viveri con la forza, in altri casi cercano accordi, ma sanno di doversi sbarazzare in fretta dei nazisti. Altrimenti la fame è destinata a diventare il peggiore dei nemici.
In questo contesto, una scintilla può far divampare un incendio. Nella notte dell’11 febbraio un gruppo di partigiani della Brigata “Stop” entra a Fiorano Modenese per eliminare una spia. Non trovandola, cercano di tornare alla base, ma s’imbattono in un ostacolo lungo l’attuale via Gramsci: un soldato tedesco esce allo scoperto e cerca di fermarli. I partigiani sparano per primi, lo uccidono e fanno prigioniero un suo commilitone, poi si dileguano verso le salse di Nirano. Scomparire dal luogo del combattimento è fondamentale per non farsi catturare: nessun gruppo partigiano può sostenere a lungo uno scontro frontale con le unità nemiche, meglio armate ed equipaggiate.
Minacce e trattative
Nel mattino del 12 febbraio i nazisti trovano il corpo del soldato e meditano la vendetta. Con la collaborazione dei fascisti fanno giungere a Fiorano Modenese cinque ostaggi, prelevati dalle carceri modenesi di Sant’Eufemia. Sono Filippo Bedini, Raimondo Dalla Costa, Tauro Gherardini, Giuseppe Malaguti e Rubens Riccò. Tutti partigiani, catturati dalle forze dell’Asse e finiti dietro le sbarre. Arrivano con il treno, destinati all’impiccagione per ammonire tutta la popolazione a non attaccare più gli uomini della svastica.
Quando il destino dei cinque ragazzi sembra segnato, arriva un colpo di scena. Il parroco di Fiorano Modenese, don Papazzoni, si propone come mediatore tra le parti. La Brigata “Stop” accetta di trattare con i nazisti e propone di scambiare la vita del prigioniero tedesco con la salvezza dei cinque ostaggi.
Per un paio di giorni le paure si alternano alle speranze. Sembra che si aprano margini d’intesa: i partigiani sono determinati ad andare fino in fondo, purché i fascisti restino fuori da ogni discorso. Il timore delle spie e delle loro beffe è troppo forte per fidarsi di chi segue ancora Mussolini.
Nel silenzio della sera
Nel pomeriggio del 15 febbraio le trattative s’interrompono. Su entrambi i fronti le rassicurazioni non sono bastate a liquidare i dubbi nei confronti dei nemici. Allora i nazisti ordinano di passare all’azione per mandare un messaggio a tutti i cittadini: nessuno può contrastare impunemente il loro potere. Un’occupazione armata, riconosciuta e sostenuta soltanto dai collaborazionisti della Repubblica sociale italiana e dal Giappone imperialista.
Dopo il coprifuoco, quando le vie di Fiorano Modenese sono deserte, Filippo Bedini, Raimondo Dalla Costa, Tauro Gherardini, Giuseppe Malaguti e Rubens Riccò vengono condotti contro il muro della Casa del Fascio. Il plotone d’esecuzione apre il fuoco e li fa cadere a terra. I loro corpi restano sul selciato di piazza Ciro Menotti fino all’indomani mattina, quando qualcuno li carica su un carretto per portarli al cimitero.
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