Il 24 febbraio 2022 la Russia iniziò un attacco armato su vasta scala contro l’Ucraina. Ne derivò un conflitto che ancora oggi esprime la persistenza di problemi radicati nel passato. Quali sono stati i rapporti tra i due popoli nel corso del Novecento? Perché, dopo il collasso dell’URSS, i nazionalismi sono riemersi e hanno continuato a rafforzarsi? E perché oggi, dopo quasi due anni di guerra in Ucraina, non sembra emergere una soluzione efficace e soddisfacente?

Per cercare di rispondere a queste domande, con gli strumenti scientifici e narrativi della storia, vi aspettiamo mercoledì 7 febbraio alle ore 21 presso l’Auditorium della Biblioteca Loria di Carpi. In quella serata Daniel Degli Esposti racconterà le radici storiche della guerra in Ucraina, ricostruendo come sono cambiati i rapporti tra Kiev e Mosca nel corso dei decenni. Cercheremo anche di capire in che modo l’attuale conflitto s’intreccia alle altre crisi del nostro tempo. Lo faremo con l’obiettivo di ricostruire correttamente e criticamente l’evoluzione di quello scenario bellico.

L’evento si inserisce nel programma Storie da capire. Due incontri sui conflitti più discussi del nostro tempo. La partecipazione è libera, non è necessario prenotare e l’ingresso è gratuito.

L’iniziativa è promossa da ARCI Modena, CGIL Carpi, UDI Unione Donne in Italia, Vivere Donna Centro Antiviolenza, Libera Carpi e Terre d’Argine Peppe Tizian, Circolo Arci Arcobaleno, ANPI, Croce Blu Carpi, Università per la Libera Età Natalia Ginzburg APS, Circolo ARCI Mattatoyo, Emergency, Arcigay Carpi, Al Granisel, Circolo ARCI Ciro Menotti, Manga Beats e Carpicomix! Ha, inoltre, il patrocinio della Città di Carpi e si svolge con il contributo di Coop Alleanza 3.0.

Storie da capire: il conflitto tra Israele e Palestina e la guerra tra Russia e Ucraina

L’Ucraina dopo il collasso dell’URSS: una piccola anticipazione

Dopo la dissoluzione dell’URSS, la Russia mantiene un legame molto stretto con l’Ucraina, una delle ex repubbliche sovietiche, collocata nell’Europa centro-orientale. Il territorio del Paese è tuttora diviso in due parti dal fiume Dnepr: a ovest la popolazione parla ucraino, mentre nelle regioni dell’est prevale la lingua russa.

Dopo l’indipendenza, i governi di Kiev concedono alla flotta russa del mar Nero la possibilità di sfruttare il porto di Sebastopoli, ricevendo in cambio gas e petrolio a prezzi vantaggiosi. Al tempo stesso, tuttavia, l’Ucraina instaura relazioni commerciali e diplomatiche con diversi Paesi occidentali: la popolazione manifesta l’aspirazione a entrare nella NATO e nell’Unione Europea, sentendosi minacciata da un possibile “ritorno di fiamma” dell’imperialismo russo.

L’Ucraina è, inoltre, segnata dalla corruzione, che genera un pesante impatto sull’economia del Paese. Nel 2013 le crescenti difficoltà interne suscitano proteste di piazza che provocarono la caduta del governo filorusso di Viktor Janukovyč. Le elezioni del 2014 sono vinte dallo schieramento favorevole alle aperture nei confronti dell’Occidente e le contrapposizioni tra le forze politiche generano i presupposti per la crescita delle istanze nazionaliste. Mentre alcuni ambienti filo-occidentali tollerano la costituzione di milizie armate di ispirazione neonazista (come il battaglione Azov), la popolazione russofona teme di subire crescenti discriminazioni. Molti osservano con preoccupazione, ad esempio, alcuni provvedimenti che privilegiano la lingua e la cultura ucraina.

Le premesse recenti della guerra in Ucraina

In Crimea e nei territori orientali del Donbass comincia così una ribellione nei confronti del governo di Kiev. Vladimir Putin strumentalizza immediatamente le rivolte per ottenere vantaggi in chiave imperialistica. Per sostenere la rivolta, la Russia invia truppe irregolari (come i mercenari del gruppo Wagner, di aperta ispirazione neonazista) nel Donbass e in Crimea, dove nel 2015 un referendum sancisce la secessione dall’Ucraina e l’annessione della regione alla Federazione Russa. Nel Donbass prosegue invece il conflitto tra i separatisti filorussi e l’esercito nazionale ucraino, che provoca oltre 100.000 morti.

Le ostilità inaspriscono ulteriormente i rapporti tra i governi di Mosca e di Kiev. Nel 2018 l’Ucraina esce dalla CSI e vede crescere il proprio nazionalismo, anche se nel 2019 la sfiducia nei confronti della classe dirigente permette al comico Volodymyr Zelens’kyj di vincere le elezioni con un programma basato sul contrasto alla corruzione e sulla ricerca di una conciliazione con la Russia.

Nel 2022, tuttavia, Vladimir Putin comincia ad ammassare truppe nelle zone di confine per sferrare un’offensiva nei territori del Donbass. Molti Stati europei, intanto, seguendo la linea tracciata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, continuano a mantenere importanti rapporti commerciali con la Federazione Russa. In questo modo confidano di inserire Vladimir Putin in un sistema di relazioni internazionali basati sui vantaggi reciproci degli scambi.

Così, le economie dell’Europa occidentale rimangono strettamente legate alle forniture di gas naturale per la produzione di energia. Il piano si rivela, tuttavia, fallimentare su tutta la linea. La dipendenza dal gas russo rallenta, infatti, la transizione energetica verso le fonti rinnovabili. Al tempo stesso, Vladimir Putin ricava risorse crescenti per alimentare i propri piani imperialistici.

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