In questo autunno, tormentato da prevaricazioni e conflitti, non è facile imbattersi nelle ragioni della pace. Nei pensieri e nei discorsi tendono, infatti, a prevalere toni aggressivi e posizioni oltranziste. Tali atteggiamenti non tolgono soltanto spazio al dialogo, ma ostacolano anche la comprensione della realtà, distorcendo i fatti. Tuttavia, è ancora possibile ascoltare voci che rifiutano la logica della “guerra necessaria e inevitabile”. Un’occasione arriverà, sabato 11 novembre 2023, quando Casa per la Pace Modena festeggerà i suoi primi trent’anni con un incontro aperto a tutte le persone che desiderano conoscere le sue attività.

L’appuntamento è alle ore 17 presso la sala conferenze della Palazzina Pucci e il programma del pomeriggio è molto ricco. Roberto De Dominicis, presidente di Casa per la Pace Modena OdV, farà gli onori di casa, introducendo due contributi che inquadreranno il contesto in cui agisce l’organizzazione. Interverranno il sociologo Beppe Vaccari e lo storico Daniel Degli Esposti, che racconterà cosa stava accadendo nel mondo quando a Modena nasceva Casa per la Pace.

Le persone che hanno animato le associazioni pacifiste porteranno testimonianze del loro impegno civile. Saranno inoltre esposti materiali e fotografie che documentano le iniziative realizzate nei trent’anni di Casa per la Pace Modena, che si definisce un “centro di elaborazione, studio e formazione”, un “luogo che produce cultura di pace“.

La partecipazione all’iniziativa è libera e gratuita, senza necessità di prenotazione.

L'iniziativa dell'11 novembre 2023 per i trent'anni di Casa per la Pace Modena OdV

La ricerca della pace: una piccola anticipazione dell’intervento storico

La fine della guerra fredda sembra inizialmente delineare un nuovo ordine mondiale, nel quale gli Stati Uniti spiccano come unica superpotenza e non hanno rivali in grado di minacciare la loro supremazia. Già sul finire del XX secolo, tuttavia, i rapporti internazionali si rivelano molto meno lineari e stabili rispetto alle previsioni ottimistiche del 1991. L’egemonia statunitense è infatti contrastata da vari soggetti, che non si propongono come alternative dominanti, ma rifiutano i meccanismi della globalizzazione o l’assimilazione ai modelli occidentali.

Anche la speranza di non assistere più a conflitti armati di dimensioni rilevanti si rivela vana: l’intero decennio è, ad esempio, caratterizzato dalle guerre jugoslave, che prima riaprono la questione del genocidio nel mezzo della penisola balcanica, dinanzi agli sguardi inerti dei “caschi blu” dell’ONU, poi ripresentano lo spinoso dilemma degli “interventi militari umanitari”. Il massacro dei tutsi a opera degli hutu in Rwanda, la persistenza della questione palestinese, l’ascesa del fondamentalismo islamico e la repressione delle “primavere arabe” confermano che la storia non è affatto finita. Nel frattempo, la crescita sostenuta della Cina mette in evidenza la complessità e la multilateralità del nuovo ordine globale.

In questo scenario di incertezze e frammentazioni, diverse persone sentono ancora più fortemente il bisogno di costruire la pace. Nascono associazioni e si formano legami tra realtà diverse, ma accomunate dall’obiettivo di contrastare la guerra senza violenza. È proprio questa l’atmosfera che nel 1993 contribuisce a generare Casa per la Pace Modena.

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