Sul mio scaffale c’è un libro che ho letto “tardi”: Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini. L’autore compariva nel mio manuale di letteratura del Liceo, ma – come si dice – non arrivammo a completare il programma. Così Ragazzi di vita appartiene alle letture che mi sono scelta “da grande”, in autonomia. Cosa c’entra questo libro con un blog che parla di storia e con il mio mestiere di oggi? C’entra moltissimo, perché non si tratta solo di un’opera letteraria originale e di piacevole lettura, ma anche di un’interessante testimonianza della vita nelle borgate romane nel secondo dopoguerra, ovvero, per dirla con le parole usate dall’autore in una lettera a Garzanti:

l’arco del dopoguerra a Roma, dal caos pieno di speranze dei primi giorni della liberazione alla reazione del ’50-51. È un arco ben preciso che corrisponde col passaggio del protagonista e di suoi compagni (il Riccetto, Alduccio, ecc.) dall’età dell’infanzia alla prima giovinezza: ossia (e qui la coincidenza è perfetta) dall’età eroica e amorale all’età già prosaica e immorale. A rendere “prosaica e immorale” la vita di questi ragazzi (che la guerra fascista ha fatto crescere come selvaggi: analfabeti e delinquenti) è la società che al loro vitalismo reagisce ancora una volta autoritaristicamente imponendo la sua ideologia morale.

Ragazzi di vita: i “regazzini” di Pasolini

Pier Paolo Pasolini morì assassinato il 2 novembre 1975, 20 anni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, Ragazzi di vita, uscito appunto nel 1955. In mezzo fu colpito da una lunga serie di processi e querele. I primi problemi, a dire il vero, risalgono allo scandalo di Ramuscello del 1949. Condannato in primo grado per atti osceni nel 1950 e assolto in appello nel 1952, Pasolini nel frattempo era stato esonerato dall’insegnamento nella scuola media di Valvasone ed era stato espulso dal Partito comunista italiano, di cui aveva preso la tessera qualche anno prima. Da qui la fuga a Roma. Nella Capitale visse di lezioni private e dell’insegnamento in una scuola privata, stabilendosi in un primo momento in una borgata. Ed è proprio qui che nasce l’idea alla base di Ragazzi di vita: raccontare la Roma dei margini dall’interno, con un’operazione mimetica.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non si tratta però semplicemente di un’opera neorealista né il romanesco usato dalla voce narrante corrisponde al parlato che coglievano le orecchie di Pasolini. Si tratta invece di una “reinvenzione linguistica” dell’autore. Eppure il romanzo è un’opera “al servizio della realtà“, per dirla ancora con le parole di Vincenzo Cerami. L’ispirazione, infatti, è documentaria, lo sfondo delle vicende realistico, i dialoghi riproducono il gergo delle borgate con precisione filologica…

Il libro racconta un mondo in trasformazione e offre dignità letteraria al popolo delle borgate, al sottoproletariato urbano della Capitale, agli esclusi dalla Storia. Un’opera “scomoda”, ma per me una fonte di ispirazione e uno stimolo.

Ho definito Ragazzi di vita “romanzo”, ma le definizioni di alcuni critici sarebbero forse più appropriate: quadro corale, mosaico… La tecnica narrativa, insomma, è un’altra, più antica: una scelta stilistica che rende l’opera ulteriormente interessante e le conferisce senso e fascino. Anche per questa sua struttura così particolare, “anarchica”, la gestazione non fu facile. Per di più il testo dovette essere ripulito dalle parolacce e dalle scene scabrose, prima di poter essere pubblicato. Nonostante ciò, qualcuno si sentì “offeso”…

Paola Gemelli e la "sua" edizione di Ragazzi di vita.

Paola Gemelli e la “sua” edizione di Ragazzi di vita.

Successo e scandalo

Ragazzi di vita fu (ed è) un successo di pubblico, ma non mancò di creare scandalo, tanto che a tre mesi dalla pubblicazione Pasolini fu citato in giudizio per oltraggio al pudore. Era stata la Presidenza del Consiglio dei ministri, all’epoca presieduta da Antonio Segni (DC), a promuovere un’azione giudiziaria contro il romanzo. Il processo, però, fu rinviato perché i giudici non avevano letto il libro. In difesa di Pasolini si espressero Anna Banti, Carlo Bo, Gianfranco Contini, Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti e altri ancora. Il Pubblico Ministero chiese l’assoluzione degli imputati – Pasolini e l’editore Garzanti –  “perché il fatto non costituisce reato”. La richiesta fu accolta dai giudici con formula piena e il libro dissequestrato.

Oggi noi possiamo godere di quest’opera straordinaria, secondo me a tutti gli effetti letteraria e al tempo stesso di sicuro interesse per gli appassionati di storia. Tu hai letto Ragazzi di vita? Come l’hai trovato? Se non lo hai letto e ti interessa conoscere quest’autore ti segnalo una breve bibliografia:

    • Ragazzi di vita, di Pier Paolo Pasolini
    • I due Pasolini. «Ragazzi di vita» prima della censura, di Silvia De Laude
    • Comizi d’amore, di Pier Paolo Pasolini
    • Tutte le poesie, di Pier Paolo Pasolini
    • Romanzi e racconti: 2, di Pier Paolo Pasolini

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