Quest’anno dedicheremo il mattino del 25 aprile alla storia di Vignola dalla Resistenza alla ricostruzione. A partire dalle 11 proporremo una camminata con narrazione storica nel centro della città. Lungo il percorso, intitolato La guerra in casa, racconteremo alcune vicende significative del Secondo conflitto mondiale, della Resistenza e della ricostruzione postbellica.
Nelle tappe narrative rivolgeremo una particolare attenzione alla vita quotidiana delle persone comuni, che dopo l’8 settembre 1943 si ritrovarono “la guerra in casa”. Le minacce armate delle forze occupanti e dei fascisti, l’arrivo di sfollati e profughi, la solidarietà nei confronti di chi fugge dai militari, i complessi rapporti con i partigiani, la fame e i pericoli dei bombardamenti aerei stravolsero le abitudini.
Faremo emergere in modo particolare il ruolo e alle esperienze delle donne, che attraverso gli impegni lavorativi e la militanza nelle organizzazioni antifasciste maturarono nuove consapevolezze e raggiunsero importanti obiettivi di cittadinanza. Le tappe narrative si svolgeranno nei luoghi esatti dove si verificarono gli eventi, oppure in spazi simbolici, tali da favorire una maggiore “immersione” del pubblico nel contesto storico.
I racconti ci aiuteranno a comprendere storicamente le vicende della Liberazione e i primi passi della democrazia. Metteremo in luce questi fatti, adottando una prospettiva locale, senza però trascurare i riferimenti al contesto provinciale, regionale e nazionale.
Il ritrovo della camminata è fissato alle 10:45 in via Garibaldi, davanti alla chiesa parrocchiale, con partenza alle 11. Prima di cominciare, però, vogliamo offrirti un “assaggio”, raccontandoti alcuni aspetti della storia di Vignola dalla Resistenza alla ricostruzione.
Breve storia di Vignola dalla Resistenza alla ricostruzione
Tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, Vignola è il centro strategico e logistico della Quinta Zona partigiana modenese. Quest’area, che comprende quasi tutti i Comuni dell’attuale Unione Terre di Castelli, è un’importante zona di rifornimento per la Resistenza. Il Comitato di liberazione nazionale (CLN) di Modena comprende l’importanza strategica di Vignola, Spilamberto, Marano, Savignano, Castelvetro e Castelnuovo Rangone. Da questi paesi passano infatti i collegamenti tra la pianura, la montagna e la provincia di Bologna.
Tuttavia le strade, le ferrovie e le altre infrastrutture sono fondamentali per i nazisti e i fascisti. Le forze di occupazione controllano i punti nevralgici del traffico pubblico e privato, impedendo con la violenza alle organizzazioni della Resistenza di muoversi “alla luce del sole”. L’esercito tedesco lavora per mantenere attivi i collegamenti con i valici dell’Appennino, in modo da garantire l’arrivo dei rifornimenti alle truppe impegnate in prima linea.
Sullo schieramento opposto, gli Alleati e le brigate partigiane cercano di interrompere gli spostamenti e i rifornimenti. Britannici e statunitensi bombardano dal cielo i ponti, le linee e le stazioni ferroviarie. I partigiani attuano sabotaggi lungo i binari e organizzano attacchi lungo le strade. Dal momento che i raid aerei non sono molto precisi, le forze della Resistenza sono chiamate a intensificare le azioni di disturbo. Quando compiono un attentato, rischiano tuttavia di compromettere quella rete di relazioni e rapporti fiduciari che i capi dei vari CLN erano riusciti a tessere nelle diverse realtà locali.
Gli eventi della Quinta zona partigiana modenese
Nella Quinta Zona partigiana modenese coesistono realtà economiche e sociali diverse tra loro. Spilamberto e Vignola, ad esempio, sono vicinissime e unite dai viaggi in bicicletta dei lavoratori “pendolari”, eppure sviluppano approcci differenti alla Resistenza. Nello stabilimento della Società italiana prodotti esplodenti (SIPE), al confine tra i due Comuni, si formano presto nuclei di dissidenti, pronti ad agire contro la guerra fascista. Gli antifascisti locali devono trovare una linea comune, che consenta di passare all’azione generando però il minor rischio possibile per le comunità.
Dopo le difficoltà del primo inverno, a Spilamberto cominciano le azioni di sabotaggio nei confronti delle linee telefoniche o delle vie di comunicazione. I partigiani colpiscono e si nascondono nelle basi delle campagne, diffuse soprattutto a San Vito e nelle Basse Rangoni. A Vignola, invece, la Resistenza deve mantenere bassa l’intensità degli scontri per evitare di concentrare le truppe naziste e fasciste vicino alla via per la montagna. Il sentiero che porta alla clandestinità e alla ribellione scorre parallelo al fiume Panaro. Molti giovani risalgono da valle a monte per sfuggire al reclutamento fascista. Nelle campagne della Quinta Zona e delle colline, tante famiglie corrono il rischio di aiutarli.
Vignola diventa così una cerniera di collegamento tra la montagna e la pianura. Il CLN locale organizza una rete clandestina per consentire ai giovani modenesi di passare attraverso la Quinta Zona, raggiungere l’Appennino e, soprattutto, ottenere rifornimenti di armi e di viveri. Fino al marzo 1944, nessun presidio tedesco si insedia a Vignola.
Le attenzioni delle SS e dei reparti della Wehrmacht si concentrano invece su Spilamberto e su quei luoghi che avevano manifestato una maggiore insofferenza nei confronti della Repubblica sociale italiana.
La lotta partigiana e l’ordine pubblico
All’inizio della primavera 1944 parecchi giovani non rispondono alla chiamata alle armi di Mussolini. I contadini sono sempre più riluttanti a portare i prodotti agricoli agli ammassi, dove i nazisti e i fascisti le gestiscono in modo poco trasparente. Le spie suggeriscono alle forze occupanti che una parte del cibo sottratto ai magazzini pubblici finisce in montagna.
Tra aprile e maggio i nazisti potenziano la sorveglianza delle vie verso l’Appennino e inaspriscono le norme dell’ordine pubblico. A Vignola i civili non possono più spostarsi liberamente dopo il tramonto, poiché le forze occupanti impongono il coprifuoco. Le staffette e i partigiani non smettono di agire, ma sono costretti ad aumentare le cautele e le attenzioni.
Tra l’estate 1944 e la fine della guerra, numerosi comandi tedeschi si affiancano ai fascisti nel controllo del territorio vignolese. I vertici di questi reparti della Wehrmacht o delle SS requisiscono tutte le ville e le case padronali nei punti più strategici del paese e costringono i loro proprietari a sfollare altrove.
I dolori della guerra
Per la popolazione vignolese l’esperienza di guerra è particolarmente dolorosa. Nazisti e fascisti commettono diverse uccisioni e stragi, tra le quali spiccano quelle di villa Martuzzi e Pratomaggiore. Molti civili sono costretti a compiere scelte drastiche, senza nemmeno il tempo di pensare agli effetti delle proprie azioni. Negare l’aiuto ai partigiani può essere pericoloso, poiché anch’essi portano le armi. Tuttavia ospitarli nella propria casa è un rischio ancora maggiore, di fronte alle punizioni naziste e fasciste.
A tutto ciò si aggiunge la paura dei bombardamenti aerei, che segnano gli ultimi mesi del conflitto. Nella valle del Panaro decine di persone muoiono sotto le macerie delle proprie case. Alla vigilia della Liberazione, Vignola subisce danni ingenti: gli Alleati non vogliono correre il rischio di ingaggiare una battaglia per le strade del paese ed effettuano un bombardamento con le “fortezze volanti”. Se il tema ti interessa, puoi approfondirlo leggendo il mio saggio Memorie sepolte. La guerra aerea e le macerie del quotidiano nelle “Terre di Castelli”.
Per altri aspetti della storia di Vignola tra la Resistenza e la ricostruzione, ti aspettiamo alla camminata del 25 aprile! Se vuoi ricevere aggiornamenti su tutte le nostre attività, puoi iscriverti alla nostra Newsletter settimanale, in questa pagina.
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