Il 9 novembre 2019 sarà il trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, uno dei fatti storici più iconici del Novecento europeo. L’eredità della notte in cui cominciò a crollare la “cortina di ferro” continua a plasmare il nostro tempo. Gli slanci e le contraddizioni del 1989 segnano gli sviluppi del mondo globale, tuttora incapace di delineare un equilibrio stabile e di realizzare pienamente la giustizia sociale.
Per riflettere insieme ai cittadini su questi temi, l’amministrazione comunale di Marano sul Panaro organizzerà la giornata di storia e memoria Oltre il muro. A trent’anni dalla caduta del muro di Berlino. All’organizzazione dell’evento contribuiranno le locali sezioni dell’ANPI e della Tavola della Pace. Sarà inoltre coinvolto il Consiglio comunale dei ragazzi.
Nell’occasione proporrò la narrazione-spettacolo Muri di paura. Dalla cortina di ferro alle fortezze del presente. Racconterò le vicende che portarono alla costruzione e alla caduta del muro di Berlino, proiettandomi poi alle tante barriere che segnano il mondo di oggi. Nel corso dello spettacolo i protagonisti della storia ritroveranno voce grazie alle letture delle studentesse e degli studenti del Consiglio comunale dei ragazzi.
L’appuntamento è fissato per sabato 9 novembre alle ore 17:30 presso il Teatro di Marano sul Panaro in via 1° maggio, 12. Al termine della narrazione-spettacolo ci sarà un aperitivo a offerta libera, organizzato da ANPI e Tavola della Pace per sostenere le proprie attività.
La caduta del Muro di Berlino: una sintesi storica
La caduta del muro di Berlino è uno degli eventi più iconici del Novecento europeo e mondiale. Come tanti fatti storici decisivi, non nasce all’improvviso, ma è il frutto di un lungo percorso, cominciato dopo la fine della Seconda guerra mondiale con la spartizione della Germania tra le potenze alleate.
Nell’estate del 1961 la Repubblica democratica tedesca (la Germania Est, detta anche DDR) decide di contrastare una volta per tutte le partenze dei cittadini verso la Repubblica federale di Germania (la Germania Ovest). A Berlino la situazione è molto difficile da controllare, poiché dal settore occidentale si possono prendere mezzi per lasciare la DDR. Il governo decide dunque di costruire un muro per separare definitivamente le due parti della città. La struttura viene chiamata Antifaschistischer Schutzwall (“barriera di protezione antifascista”), poiché il Partito comunista associa il sistema capitalistico della Germania Ovest al fascismo.
Gli anni Ottanta e la caduta del muro di Berlino
Negli anni Ottanta le “democrazie popolari” del “socialismo reale” non reggono più il ritmo che il sistema capitalistico impone all’economia globale. La crisi degli anni Settanta continua a colpire le loro strutture produttive, incapaci di adeguarsi alle nuove strategie. Cresce così il malcontento nei confronti dei governi, ancora allineati a Mosca e determinati a mantenere l’ordine pubblico con la forza. Nella Repubblica democratica tedesca le proteste s’intensificano soprattutto dopo la metà degli anni Ottanta. Il 1989 è un anno molto “caldo”, poiché il potere centrale fatica sempre di più a contenere le rivendicazioni popolari.
La sera del 9 novembre 1989 il governo della DDR annuncia alla stampa che i propri cittadini potranno uscire attraverso i posti di confine. I giornalisti incalzano il portavoce Günter Schabowski, chiedendo se l’apertura è valida anche per Berlino. Il funzionario, palesemente incerto, non riesce a dire di no. La notizia si diffonde in pochi minuti sui media di tutto il mondo e contribuisce ad accelerare il crollo della DDR.
L’annuncio di questa decisione, sorprendente e tutt’altro che ben pianificato, spinge una folla crescente a riversarsi verso il muro di Berlino. In poche ore migliaia di persone passano dal settore orientale a quello occidentale. Dopo più di 28 anni, la città si ricongiunge. La grande barriera che la divide ha ormai i giorni contati, esattamente come il mondo bipolare della guerra fredda.
Problemi e prospettive dopo la caduta del muro di Berlino
Alla fine degli anni Ottanta i diritti umani si affermano e trovano riconoscimenti sempre più estesi sulla scena pubblica. Al tempo stesso la riunificazione tedesca rilancia il progetto dell’Europa unita. Francis Fukuyama arriva addirittura ad annunciare la “fine della storia”, immaginando un futuro finalmente privo di tensioni fra i popoli. Tuttavia le sue previsioni si rivelano ben presto sbagliate.
Il crollo dell’Unione delle repubbliche socialiste sovietiche segna infatti l’inizio di un’epoca incerta e carica di contraddizioni. Proprio all’inizio degli anni Novanta i Balcani s’infiammano per un conflitto tremendo, che riporta sulla scena la violenza dei nazionalismi e la brutalità della guerra contemporanea.
Intanto gli Stati Uniti non riescono a generare un sistema di pace globale. Le contestazioni alla loro egemonia e la crescita di nuove potenze economiche extra-europee generano un mondo multilaterale, molto più complesso di quello bipolare della guerra fredda.
All’inizio del terzo millennio vengono eretti nuovi muri in varie parti del mondo. Nel frattempo non crescono le certezze, ma i dubbi: come affrontare, ad esempio, le sfide della globalizzazione? La “forbice” che allontana sempre di più i ricchi dai poveri è davvero una conseguenza inevitabile dello sviluppo economico? Si può costruire il futuro senza sfruttare i più deboli e danneggiare l’ambiente?
Trovare risposte a domande come queste è una sfida molto complessa. Tuttavia l’approccio della storia aiuta a comprendere meglio le radici dei problemi, dando a tutti noi qualche strumento in più per affrontarli.
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