10 febbraio: percorsi storico-narrativi per capire il Giorno del ricordo
La legge n. 92 del 30 marzo 2004 riconosce il 10 febbraio come “Giorno del ricordo”, al fine di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Le date del calendario civile sono occasioni molto utili per proporre in pubblico racconti e riflessioni storiche sui nodi fondamentali del Novecento. La conoscenza storica può servire alle comunità per capire come sono arrivate a vivere il loro presente.
Percorsi per il Giorno del ricordo
In occasione del Giorno del Ricordo 2018 e con il patrocinio dell’amministrazione comunale, l’Istituto Antonio Gramsci di Sassuolo ha proposto la camminata con narrazione storica Ricordo di un esodo. In quell’occasione ho raccontato le dinamiche del confine orientale nei loro intrecci con la città e la comunità di Sassuolo.
La narrazione storica ha toccato i luoghi della memoria, ha fatto riflettere sui nomi delle piazze e delle strade, ma più in generale ha messo in evidenza i rapporti diretti e indiretti tra la città di Sassuolo e il confine orientale. Da questa terra erano infatti partiti diversi soldati, destinati al fronte jugoslavo; pochi anni dopo, nel dopoguerra, erano invece arrivati alcuni esuli.
Dopo il successo del 2018 l’Istituto Gramsci ha deciso di proporre un’altra camminata per il 10 febbraio 2019. Insieme a Paola Gemelli mi sono messo al lavoro per ricostruire nel dettaglio l’organizzazione dell’accoglienza a Sassuolo. Volevamo capire come la comunità di Sassuolo e la provincia di Modena hanno gestito l’arrivo dei profughi in fuga dal confine orientale. Abbiamo così continuato le ricerche negli archivi delle istituzioni, muovendoci dalla periferia al centro, ovvero da Sassuolo all’Archivio centrale dello Stato, passando per Modena.
Non è stato facile, ma abbiamo trovato elementi utili per raccontare alcuni aspetti importanti dell’accoglienza ai profughi del confine orientale. Dalle mobilitazioni studentesche alle attività delle parrocchie, dalle questioni del lavoro alla ricerca degli alloggi, dai legami con il passato alla necessità di guardare al futuro. Abbiamo infine proposto al pubblico i risultati delle nostre indagini con la camminata storico-narrativa Accogliere gli esuli. L’esodo dal confine orientale a Sassuolo e in provincia di Modena.
Il 10 febbraio e la complessità del Giorno del ricordo
Negli ultimi 15 anni in Italia il discorso pubblico ha spesso fatto coincidere le difficili relazioni italo-jugoslave del dopoguerra con le uccisioni e gli occultamenti di cadaveri nelle foibe. Nell’autunno del 1943 e poi nell’estate del 1945, in due fasi ben distinte tra loro, circa 4.000/5.000 persone di lingua e cultura italiana vengono infatti uccise e gettate nelle cavità carsiche. Alcune vittime sono compromesse con l’occupazione fascista, altre non sono disposte ad accettare il controllo jugoslavo. La loro sorte rispecchia la difficile conclusione di una guerra totale, anche se nel senso comune non viene quasi mai ricondotta al periodo storico precedente.
In realtà le vicende storiche chiamate in causa il 10 febbraio con il Giorno del ricordo presentano una maggiore complessità. Innanzi tutto, la data scelta è quella del Trattato di pace di Parigi, che nel 1947 disegna gli equilibri successivi alla Seconda guerra mondiale. Si tratta dunque di una vicenda geopolitica assai più estesa e complessa, di cui non è possibile isolare un solo elemento, come se si trattasse di un semplice contenzioso italo-jugoslavo.
L’esodo e le vicende del confine orientale
Le violenze, le uccisioni e gli infoibamenti non possono inoltre far dimenticare altri due processi storici, strettamente legati al confine orientale. Si tratta dell’esodo di circa 250.000 italiani dalle aree slave del confine orientale, avvenuto in un’epoca di grandi migrazioni e spostamenti. Nel secondo dopoguerra milioni di persone sono infatti costrette ad abbandonare i loro spazi di vita per raggiungere altri luoghi. È, ad esempio, il caso dei tedeschi residenti nei territori polacchi.
Limitandosi al contesto del confine orientale, occorre inoltre analizzare le cause scatenanti la violenza, valutando i “precedenti” fra italiani e slavi. Considerare adeguatamente le azioni di occupazione e controllo bellico che il regime fascista ha dispiegato nella penisola balcanica è fondamentale per comprendere storicamente la difficoltà dei rapporti fra le comunità nelle regioni di confine.
In una giornata troppo spesso oggetto di recriminazioni, rancori e polemiche politiche, una narrazione storica a carattere scientifico può fare maggiore chiarezza sul rapporto tra i fatti e le interpretazioni, la storia e la memoria.
Commenti