Attività didattiche sulla storia dell’alimentazione nel Novecento
Dal 2017 realizzo progetti di didattica sulla storia dell’alimentazione nel Novecento per le scuole secondarie. La cucina e la tavola forniscono infatti elementi di conoscenza sui contesti economici e sociali di riferimento. Affrontare la complessità del “Secolo breve” a partire dalle prospettive e dai problemi dell’alimentazione aiuta inoltre gli studenti a osservare il passato da una prospettiva vicina al loro vissuto quotidiano. Questo particolare “ancoraggio alla realtà”, concreto e stimolante, favorisce la predisposizione all’analisi storica generale.
Didattica sulla storia dell’alimentazione nella Grande Guerra
Nell’anno scolastico 2017/2018, per conto della Fondazione Rocca dei Bentivoglio, ho realizzato il progetto di didattica sulla storia dell’alimentazione Tirare la cinghia. Problemi e prospettive dell’alimentazione nella valle del Samoggia durante la Prima guerra mondiale. L’attività ha coinvolto due classi dell’I.I.S. “Bartolomeo Scappi” (alberghiero), che hanno unito all’approfondimento storico un’esperienza di cucina.
L’attività – raccontata meglio in questo post – era inserita nel progetto 1914-1918 volti e parole. Piccole storie della Grande Guerra a Valsamoggia, costruito dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio, in collaborazione con Comune di Valsamoggia, Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, Museo Civico del Risorgimento di Bologna, Associazione Emilia Romagna al Fronte, ANPI e Associazione Nazionale Alpini.
Il contesto storico di riferimento
La Prima guerra mondiale è un conflitto totale. L’impatto delle operazioni militari si fa sentire anche lontano dal fronte, poiché il progresso tecnologico e l’avvento della società di massa estendono la contesa agli apparati produttivi e alle strutture sociali dei sistemi-Paese.
Anche l’Emilia-Romagna vive una stagione di tensioni e cambiamenti: alla partenza dei giovani in età di leva, destinati alla mobilitazione del Regio Esercito, si affiancano gli effetti della mobilitazione civile e le necessità dell’organizzazione bellica. Quando i mercati europei rallentano, produrre cibo a sufficienza per nutrire i soldati e dare sostentamento ai civili diventa una sfida per le istituzioni statali e i contesti locali.
Con il trascorrere del tempo e l’ingrandirsi della macchina militare, la carenza di risorse e la fame possono diventare realtà anche in una terra a forte vocazione agricola come la provincia bolognese. Le soluzioni proposte per risolvere questi problemi costituiscono un aspetto fondamentale dell’esperienza di guerra vissuta dai civili.
Obiettivi del progetto
- Comprendere l’impatto che la Prima guerra mondiale ha avuto sulle comunità della provincia bolognese e sulla valle del Samoggia;
- Conoscere le condizioni di vita della popolazione civile durante il conflitto, con particolare attenzione per gli aspetti alimentari;
- Valutare le soluzioni proposte dalle autorità o suggerite dalla pubblicistica per attenuare l’impatto dell’emergenza alimentare;
- Comparare le soluzioni alimentari adottate per il sostentamento dei militari al fronte con quelle concepite per il vettovagliamento dei civili emiliano-romagnoli;
- Vivere un’esperienza laboratoriale attraverso la riproposizione al pubblico di alcune ricette.
Metodologia e struttura del laboratorio
Il laboratorio si articola in tre incontri di 2 ore per ogni classe aderente. Le attività si svolgono in aula con l’ausilio di una lavagna LIM o di un proiettore.
Nel corso degli incontri propongo una lettura della Grande Guerra dal punto di vista alimentare, valutando l’impatto economico e sociale del conflitto a partire dalla disponibilità/indisponibilità del cibo. In un secondo momento prendo in esame il vettovagliamento delle truppe, proponendo sia documenti ufficiali sia testimonianze dei protagonisti. Analizzo infine la situazione alimentare delle popolazioni civili, costrette a fare i conti con la scarsità dei generi di consumo e/o col razionamento.
Insieme ai docenti dell’Istituto alberghiero “Scappi” ho costruito anche un menu sperimentale per una cena a tema Prima guerra mondiale, organizzata il 18 maggio 2018.
Ribelli… a tavola: cibo e cucina tra antifascismo e Resistenza
Nell’anno scolastico 2019/2020, per conto della Fondazione Rocca dei Bentivoglio, proporrò il progetto di didattica sulla storia dell’alimentazione Ribelli a tavola. Cibo e cucina nella vita quotidiana degli antifascisti all’estero e dei partigiani bolognesi.
L’attività si inserisce nel progetto Oggi in Spagna. Domani in Valsamoggia. L’antifascismo e la guerra civile spagnola nelle vite dei protagonisti di Valsamoggia. Dopo la mostra, allestita dal 24 aprile al 30 giugno presso la Rocca dei Bentivoglio di Bazzano, e il numero della collana Appunti per Valsamoggia, gli approfondimenti sulla storia dell’antifascismo arrivano a coinvolgere le scuole.
Il contesto storico di riferimento
La dittatura fascista ha obiettivi totalitari. Mussolini e i gerarchi si propongono di condizionare le vite degli italiani “dalla culla alla tomba” e non tollerano la presenza di un’opposizione politica. Il dissenso degli avversari politici viene represso mediante ammonizioni, condanne al confino e periodi di reclusione nelle carceri.
Anche nella valle del Samoggia, tuttavia, non pochi antifascisti preferiscono riparare all’estero per non smarrire la libertà. Tra essi emergono le storie di 21 donne e uomini che, fra il 1936 e il 1939, partecipano alla Guerra civile spagnola per sostenere il governo del Fronte popolare. Una di loro, Maria Balestri, gestisce un ristorante a Parigi: non è soltanto un’attività che produce reddito mediante la cucina, ma anche un luogo di ritrovo per dissidenti e oppositori politici. Tra quelle mura il cibo assume un valore sociale di incontro e di condivisione: ha infatti un’importanza al tempo stesso materiale e simbolica.
Lo stesso peso morale, tra il 1943 e il 1945, assumono i miseri pasti delle formazioni partigiane bolognesi. Eppure, anche nelle fatiche della Resistenza, la condivisione del cibo è un elemento determinante, che a volte stabilisce relazioni di fiducia e in altri casi porta a rotture dolorose. Valutare storicamente l’importanza della cucina e dei consumi alimentari tra i fuorusciti antifascisti e le formazioni partigiane è dunque importante per comprendere in modo più vivo e profondo alcune pagine della storia italiana contemporanea.
Obiettivi del progetto
- Comprendere l’impatto che la repressione del dissenso ha avuto sulle comunità della provincia bolognese e sulla valle del Samoggia nell’era fascista;
- Conoscere le condizioni di vita degli oppositori politici in Italia e all’estero, a partire da storie di vita individuali, ponendo una particolare attenzione per gli aspetti alimentari;
- Valutare le soluzioni proposte dalle autorità o suggerite dalla pubblicistica per attenuare l’impatto dell’emergenza alimentare durante la Seconda guerra mondiale;
- Comparare le soluzioni alimentari adottate per il sostentamento degli eserciti con le modalità di approvvigionamento delle formazioni partigiane, costrette ad affidarsi alla solidarietà delle comunità civili oppure a operare requisizioni forzate;
- Vivere un’esperienza laboratoriale attraverso la preparazione di una cena per il pubblico, partendo da ricette elaborate tra la Seconda guerra mondiale e la Resistenza.
Metodologia e struttura del laboratorio
Il laboratorio si articola in tre incontri di 2 ore per ogni classe aderente. Le attività si svolgono in aula con l’ausilio di una lavagna LIM o di un proiettore.
Per saperne di più
Se ti interessa la didattica sulla storia dell’alimentazione e vuoi costruire un percorso “su misura” per la tua classe, contattami.
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