Sabato 1° marzo 2025 a Modena si terrà l’iniziativa Le leggi fascistissime. Come si costruisce una dittatura. In un intervento di carattere storico, Daniel Degli Esposti racconterà la svolta totalitaria del regime fascista, ripercorrendo i passaggi che portarono alla centralizzazione del potere e alla soppressione delle opposizioni.
L’iniziativa si terrà alle ore 16 nella sala conferenze della Residenza San Filippo Neri, in via Sant’Orsola 40, a Modena.
L’evento è promosso dall’Associazione Mazziniana Italiana, dalla Federazione Italiana Associazioni Partigiane e dal Comitato di Modena dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano.
La partecipazione è gratuita e non è necessaria la prenotazione.
Come nasce una dittatura: una piccola anteprima
Il 3 gennaio 1925 diversi oppositori politici del fascismo attendono la riunione della Camera, fissata per le 15. Il governo di Benito Mussolini sembra prossimo alla fine, perché il memoriale del gerarca Cesare Rossi accusa il duce di essere correo in atti di aggressione e di omicidio politico.
I pensieri di tutti corrono al delitto Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924. Da quel giorno il fascismo è lacerato dalle tensioni fra gli squadristi “rivoluzionari” e i conservatori “moderati”. Mussolini rischia di perdere il controllo della situazione. Capisce che deve mantenere l’appoggio dei “poteri forti”, quindi esaudisce le richieste di ordine dei moderati, ma lascia sempre aperta la possibilità della “rivoluzione fascista”. Parlando alla Camera, si assume la “responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto”. Aggiunge che “se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di quest’associazione a delinquere”.
Nessun deputato invoca l’applicazione dell’Articolo 47 dello Statuto Albertino, la costituzione di allora, che metterebbe in stato d’accusa i ministri dinanzi all’Alta Corte di Giustizia. Così, Mussolini può servirsi della forza per garantire “pace e tranquillità” alla classe dirigente italiana.
Le leggi fascistissime
Fra il 1925 e il 1926 le “leggi fascistissime” manifestano le ambizioni totalitarie del regime. Il presidente del consiglio diventa responsabile soltanto davanti al re e non più di fronte al Parlamento, che è chiamato a discutere soltanto le leggi proposte dal governo. La maggioranza fascista mette fuori legge i partiti di opposizione, dichiara decaduti i deputati dell’Aventino e fa chiudere i giornali antifascisti, sottoponendo la stampa indipendente al controllo della censura.
Mussolini istituisce il Tribunale speciale per la difesa dello Stato per giudicare gli oppositori politici, ripristinando la pena di morte per gli attacchi ai membri della famiglia reale o al presidente del consiglio.
Il 1926 è un anno chiave anche per la politica municipale del fascismo. Nella costruzione dello Stato totalitario non c’è spazio per le autonomie locali. Le amministrazioni provinciali e comunali perdono la natura elettiva e vengono affidate rispettivamente ai prefetti e ai podestà. I primi incarnano l’autorità statale, assumono il pieno controllo delle province e nominano i secondi, incaricati di assumere contemporaneamente le funzioni dei sindaci, delle giunte e dei consigli comunali.
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