Lunedì 3 febbraio 2025 ci incontriamo alle ore 21 nella Sala dei Giuristi del Palazzo della Partecipanza di Nonantola per la serata Libia e Tunisia. Dal periodo coloniale agli accordi con l’Italia e l’Europa sui processi migratori. L’intervento storico di Daniel Degli Esposti ti farà conoscere meglio le vicende storiche di due importanti Paesi dell’Africa settentrionale. Come si sono sviluppati i loro rapporti con l’Italia? Quali sono stati i momenti più importanti? Ci sono state delle “occasioni perse” per migliorare le relazioni tra i popoli affacciati sul Mediterraneo?
L’iniziativa, promossa da Aula 22 Nonantola – Anni in fuga APS, cercherà di dare risposta a questi interrogativi e alle domande delle persone che parteciperanno. Introdurrà Fausto Stocco, responsabile area marginalità del Comune di Modena.
Italia, Libia e Tunisia: una piccola anteprima
L’Italia non ha mai fatto i conti con la storia delle conquiste militari in Africa, né con il proprio ruolo nel Mediterraneo. Nella seconda metà del Novecento, l’immaginario collettivo si è riempito dell’idea di un colonialismo benevolo e straccione. Per molti, gli italiani erano stati tanto incapaci di commettere violenze quanto abile nel costruire strade e opportunità di “civilizzazione”. È calato, dunque, il silenzio sui campi di concentramento in cui furono deportate le popolazioni del deserto libico.
La cortina di oblio ha avvolto anche le mire sulla Tunisia, tramontate dopo la conquista francese del 1882, nonostante la pluridecennale persistenza dell’emigrazione italiana in quei territori. Quelle vicende storiche erano troppo scomode per un Paese che cercava di proporsi sul tavolo della pace come co-belligerante degli Alleati, allontanandosi dal cono d’ombra del fascismo.
Anche gli attuali fraintendimenti sulla “guardia costiera libica” derivano dalle contraddizioni del passato. Da decenni la classe dirigente cerca di ricavare il massimo vantaggio politico e/o economico dal Nordafrica, rifiutandosi di valutare gli effetti delle proprie scelte sui territori e sulle comunità. Affidare la repressione dei flussi migratori a milizie disposte a tutto pur di accrescere il proprio potere significa contribuire a generare la totale disumanità di un sistema in cui migliaia di persone sono costrette a vivere negli allucinanti campi libici, attendendo di imbarcarsi clandestinamente per raggiungere l’Europa.
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