È l’alba di giovedì 20 luglio 1944. La fascia pedemontana del fiume Secchia è in fermento, poiché i nazisti e i fascisti sono impegnati a contenere l’impatto della Resistenza a nord della zona libera di Montefiorino. Le truppe tedesche rivolgono l’artiglieria verso la rocca di Castellarano e cominciano a sparare. Per la comunità del paese inizia la giornata più drammatica della Seconda guerra mondiale. Ore di paura e fuoco, destinate a rimanere impresse nella memoria collettiva.

Sabato 20 luglio 2019, nel 75° anniversario del rastrellamento nazista, il Comune di Castellarano organizza la camminata storico-narrativa Castellarano brucia. L’evento è realizzato in collaborazione con il Centro studi storici castellaranesi e con la partecipazione di ANPI Castellarano.

La partenza sarà alle ore 20.30 presso la Chiesa di Santa Croce (via Roma), aperta eccezionalmente e visitabile per l’occasione. La camminata durerà circa due ore e si svolgerà nel centro storico di Castellarano. Al termine del percorso sarà offerto un rinfresco a tutti i partecipanti.

La chiesa di Santa Croce, dal 1926 Tempio dei Caduti di Castellarano - rocca di Castellarano

La chiesa di Santa Croce, dal 1926 Tempio dei Caduti di Castellarano

Camminata nel borgo e ai piedi della rocca di Castellarano

La camminata storico-narrativa ruota intorno agli eventi del 20 luglio 1944. Il rastrellamento e l’incendio della rocca di Castellarano sono traumi tuttora presenti nelle memorie familiari di diverse persone. Per comprendere storicamente quelle vicende, è utile inquadrarle in una prospettiva più ampia. Partiremo dunque dalla dittatura fascista per arrivare a raccontare come l’Italia sprofondò nella guerra totale del 1940-1945.

Esploreremo insieme alcuni luoghi significativi per la storia di Castellarano tra la fine della Grande Guerra e la ricostruzione successiva al secondo conflitto mondiale. Nelle tappe narrative racconteremo alcuni episodi, fondamentali per comprendere le cause o gli effetti di ciò che accadde il 20 luglio 1944.

Un intervento attoriale di Luciana Ravazzini darà inoltre voce alle memorie dei protagonisti e dei testimoni. Concluderemo questo piccolo “viaggio nel tempo” proiettandoci nel secondo dopoguerra, per capire come fu possibile uscire da un conflitto che aveva devastato i paesi e le comunità, le vite e gli animi.

Aspettando il 20 luglio, ecco una piccola anteprima per te!

Monumento alla Resistenza di Castellarano

Monumento alla Resistenza di Castellarano

Castellarano tra la primavera e l’estate del 1944

Nella tarda primavera del 1944 Castellarano vive una situazione particolare. Alla luce del giorno i fascisti e i nazisti hanno il controllo formale su tutto il territorio comunale. Di notte, però, i partigiani agiscono quasi sempre indisturbati. Tanti giovani risalgono il corso del Secchia fino a Cerredolo, dove vengono inseriti nelle formazioni della Resistenza. I battaglioni dei “ribelli” crescono di numero e si preparano a vivere un’estate molto intensa.

La grande svolta arriva tra il 17 e il 18 giugno, quando le formazioni modenesi e reggiane conquistano la rocca di Montefiorino e avviano l’esperienza della zona libera. La strada che collega la pianura reggiana al passo delle Radici diventa così la direttrice di nuovi attacchi. I partigiani disturbano le forze occupanti e si attivano per far saltare i ponti, ma nel frattempo cercano di mantenere buoni rapporti con le comunità. La missione è difficile, poiché i nazisti e i fascisti non esitano a colpire i civili per mantenere l’ordine pubblico.

Gruppo di balilla e avanguardisti in adunata davanti al Municipio di Castellarano tra la fine degli anni Trenta e l'inizio degli anni Quaranta. Il regime fascista mobilitava i bambini e i ragazzi nell'Opera nazionale balilla, affinché si preparassero a diventare gli artefici della "nazione guerriera". Il principale risultato di questa educazione fu il disastro del secondo conflitto mondiale. Tratta da Claudio Alvisi, Le cartoline di Castellarano, Centro Studi Storici Castellaranesi, 2016. Ringraziamo l'autore e il Centro Studi per la gentile concessione - rocca di Castellarano

Gruppo di balilla e avanguardisti in adunata davanti al Municipio di Castellarano tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta. Il regime fascista mobilitava i bambini e i ragazzi nell’Opera nazionale balilla, affinché si preparassero a diventare gli artefici della “nazione guerriera”. Il principale risultato di questa educazione fu il disastro del secondo conflitto mondiale. Tratta da Claudio Alvisi, Le cartoline di Castellarano, Centro Studi Storici Castellaranesi, 2016. Ringraziamo l’autore e il Centro Studi per la gentile concessione

I fatti di luglio

Nella seconda metà di giugno i militi fascisti della Guardia nazionale repubblicana abbandonano il presidio di Castellarano. Pochi giorni dopo, i nazisti decidono di vendicare l’attacco partigiano a una pattuglia di militari, avvenuto in una casa colonica del territorio comunale. Il 1° luglio un plotone di cinquanta soldati tedeschi irrompe nel paese per un rastrellamento. Molti cercano la salvezza nella fuga, ma al termine della giornata si contano 2 morti, 15 fermati e 6 case distrutte tra il borgo e le campagne.

Dopo la metà del mese, diversi abitanti ritornano nelle loro case, poiché il peggio sembra ormai passato. Tuttavia il 20 luglio il reparto della Wehrmacht di stanza a Sassuolo effettua un nuovo rastrellamento a Castellarano per vendicare le azioni partigiane organizzate in quell’area. L’artiglieria comincia a sparare poco dopo le 5 del mattino, poi i soldati entrano nel borgo e lo passano al setaccio. Vanno casa per casa, fanno uscire gli abitanti e li concentrano nella piazza del Municipio. Alla fine, molto spesso, appiccano il fuoco.

Ai piedi del palazzo comunale molti temono di finire davanti a una mitragliatrice. Quando le donne vengono separate dagli uomini, il peggio sembra pronto ad accadere. La strage, però, non si consuma: le vittime della giornata sono due e non vengono uccise nella piazza del Municipio. I nazisti portano via 107 persone, conducendole nel Palazzo ducale di Sassuolo: da lì alcuni saranno rilasciati, altri verranno impiegati nel rafforzamento del fronte e altri ancora finiranno al lavoro in Germania.

La sera del 20 luglio, però, la rocca di Castellarano e il borgo del castello mostrano uno scenario desolante. Le fiamme hanno distrutto o danneggiato una settantina di case e quasi cento famiglie non hanno un tetto dove dormire. Si apre il periodo più difficile della storia del paese. Un’epoca di dolore e solidarietà, di cinghie tirate e maniche rimboccate. Una storia da riscoprire insieme nella camminata Castellarano brucia.

rocca di Castellarano

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