Non c’era tempo per la paura. Storie e memorie della lotta partigiana è la mia proposta di spettacolo sulla Resistenza. Si tratta di una narrazione storica con letture attoriali, immagini e musiche.

Il racconto prende le mosse dalla Seconda guerra mondiale, che proietta i civili italiani nella paura e nella violenza di un conflitto totale. La vita è dura già prima dell’8 settembre 1943, poiché la fame e gli allarmi aerei scandiscono le giornate. Dopo l’armistizio, però, gli scenari diventano drammatici. La guerra irrompe nelle piazze, fra le strade e all’interno delle case.

Mario Ricci parla ai partigiani a Querciola di Vidiciatico prima dell'attacco a Monte Belvedere nella primavera del 1945. Foto della famiglia Montecchi - battaglia di Benedello - spettacolo sulla Resistenza

Mario Ricci, il comandante partigiano “Armando”, parla ai partigiani a Querciola di Vidiciatico prima dell’attacco a Monte Belvedere nella primavera del 1945. Foto della famiglia Montecchi

Emerge dunque la scelta della lotta partigiana, un’esperienza decisiva per tantissimi giovani. Nella primavera del 1944 sono centinaia e poi migliaia i ragazzi che si danno alla macchia per non arruolarsi nelle forze armate della Repubblica sociale italiana. Si mobilitano anche tante donne, che accettano il rischio della vita anche se non sono minacciate dalla leva obbligatoria. La loro lotta si muove tra la necessità delle armi e il bisogno di pace. Alcune offrono nascondigli, altre portano ordini, altre ancora imbracciano il fucile.

Nel “tempo di guerra” la violenza è purtroppo un’esperienza quotidiana. Rapine, razzie, rappresaglie e rastrellamenti caratterizzano i vissuti di tante comunità in giro per l’Italia.

Gli otto partigiani impiccati a Pratomaggiore il 12 febbraio 1945. La foto è stata scattata clandestinamente dal presidente del CLN di Vignola, Antonio Zagnoli, con l’assistenza del partigiano spilambertese Gino Roncaglia, ed è conservata presso l’archivio del Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna-Mario Menabue – spettacolo sulla Resistenza

A chiudere il racconto sono invece le sfide del dopoguerra, dalla ricostruzione materiale al rilancio morale di un’Italia distrutta.

La narrazione si adatta in parte alle vicende del territorio dove viene messa in scena, raccontando così una storia più vicina alla sensibilità del pubblico.

Esigenze tecniche

  • Il microfono e l’amplificazione sono necessari in una sala di grandi dimensioni.
  • È auspicabile, ma non strettamente necessario, disporre di un proiettore con schermo per variare l’immagine di scena nel corso della narrazione.

Contatti

Se questo spettacolo per il Giorno della Memoria ti interessa, contattami per accordi sulla data e sulle modalità di realizzazione.

Daniel Degli Esposti

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