Un buon museo di storia non può prescindere dalla ricerca storica né da competenze che permettano ai risultati della ricerca di essere comunicati al pubblico – visitatori e turisti – in modo coinvolgente ed efficace. Un buon museo di storia, come una mostra, è pane per i Public Historian come noi. Lavorando in team con altri professionisti del settore, siamo in grado sia di svolgere il lavoro di ricerca sia di parlare ad ogni tipo di pubblico, ricorrendo a linguaggi e strumenti diversi, tradizionali o multimediali.

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Finalmente l’inaugurazione… e poi?

A coronamento di tanta fatica, l’inaugurazione è sempre un momento di festa, ma – potenzialmente – anche fonte di ansia: la gente verrà? Piacerà? Anche in quel momento importante possiamo essere con te, ideando e conducendo una presentazione attrattiva e all’altezza dello sforzo fatto, magari con un evento di richiamo. Una volta fatta l’inaugurazione del museo di storia, non ti abbandoniamo, ma in pieno spirito Public History possiamo costruire eventi e visite guidate a tema per sostenerne la promozione e le visite.

Museo di storia: Manodopera a Fiorano modenese

Museo di storia: Manodopera a Fiorano modenese

Tante esperienze diverse

In questo campo abbiamo un‘esperienza decennale legata alla storia contemporanea locale e alle memorie della comunità con particolare riferimento al mondo del lavoro. Abbiamo lavorato valorizzando i territori, le collezioni e gli archivi degli enti pubblici che si sono affidati a noi.

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Rosso Graspa

Museo della ceramica

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Una piccola storia per te

Un museo di storia può essere promosso in molti modi, ad esempio organizzando una visita guidata. Se la visita guidata è condotta dai curatori, è tutto più affascinante. Un curatore, infatti, può raccontare al pubblico il suo percorso di ricerca per quello specifico museo di storia, il senso delle scelte fatte e tanti piccoli e grandi aneddoti legati alla sua esperienza, alle persone incontrate e intervistate… Ad esempio quello cui sotto.

Nel corso di una visita guidata a Manodopera, Paola Gemelli ha raccontato un aneddoto legato a una testimone della sezione museale multimediale Manodopera. Lina Berselli era molto giovane quando, negli anni ’50, cominciò a lavorare alla scelta, in una fabbrica nel distretto ceramico di Sassuolo. All’epoca non erano previste pause durante l’orario di lavoro ed essere “beccati” a fare due chiacchiere o a mangiare qualcosa era motivo di sgridate (se andava bene) o di multe (se andava male). A Lina ad esempio capitò di essere colta con una prugna in bocca: “sono rimasta col boccone e il nocciolo che mi gonfiavano la guancia, sono diventata tutta rossa e mi sono messa a piangere”, ha ricordato. Dopo qualche anno, però, venne concessa una pausa a metà mattina e anche Lina cominciò a goderne. Cosa ci faceva, allora, un uovo sopra una delle presse ceramiche che i visitatori di Manodopera hanno visto durante una visita guidata dai curatori? Serviva a raccontare questa vittoria: durante i suoi 10 minuti di pausa Lina raggiungeva il reparto forni, dove lavorava lo zio. Qui metteva l’uovo fresco datole dalla madre su una bocchetta del forno, per “bollirlo” un po’ prima di berlo!

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