Sentieri di democrazia è un film-documentario sulla storia di Castelvetro fra Resistenza e ricostruzione, pubblicato nell’estate del 2019. Racconta la lotta di liberazione e la difficile rinascita del secondo dopoguerra a partire dalle memorie di alcuni protagonisti, accompagnate da brevi contestualizzazioni storiche. Completano l’opera diverse immagini, provenienti dall’archivio di Giuseppe Simonini, che fra gli anni Trenta e Cinquanta è stato “il fotografo” di Castelvetro.

Il film-documentario è il frutto di un lungo progetto di ricerca, sostenuto dall’amministrazione comunale di Castelvetro e condiviso con la comunità del paese, nel quale sono stati coinvolti diversi professionisti. Come storico, mi sono occupato della raccolta di testimonianze e documenti, poi ho interpretato e contestualizzato le informazioni ricavate nel corso delle indagini. Le riprese e le fotografie dei testimoni sono di Fausto Corsini, mentre l’agenzia Intersezione si è occupata del montaggio e della realizzazione del video.

Un momento dell'intervista a Iorio Barbieri, inserita nel film-documentario Sentieri di democrazia

Un momento dell’intervista a Iorio Barbieri, inserita nel film-documentario Sentieri di democrazia

Il percorso di lavoro è stato tanto coinvolgente quanto impegnativo. Dopo una ricerca nell’Archivio storico comunale, all’inizio del 2016 ho cominciato una serie di interviste agli abitanti più anziani di Castelvetro, utilizzando il metodo della storia orale. Ascoltare le testimonianze di queste persone è stata un’esperienza preziosa, poiché le loro parole condensavano sentimenti e riflessioni di lungo periodo. Le storie di vita e le vicende personali mi hanno permesso di valorizzare il lato umano del passato, avvicinandolo così al presente. Ho raccontato più estesamente qui il percorso che mi ha portato dalle interviste alla realizzazione del “prodotto finito”.

Storia di Castelvetro fra Resistenza e ricostruzione: una piccola anticipazione…

Negli anni della dittatura fascista, la vita quotidiana di chi lavora nelle campagne di Castelvetro è un’esperienza di povertà e di fatica. La forbice della ricchezza si allarga a vantaggio delle famiglie più potenti. I mezzadri devono firmare contratti che li vincolano alle decisioni dei proprietari terrieri, mentre molti braccianti sono impiegati per meno di 100 giornate all’anno. Per loro non c’è riscatto: la scuola costa troppo. Nessun contadino può pensare di studiare molto più a lungo del corso elementare: molti si fermano ben prima della quinta classe, poiché devono guadagnarsi da vivere. Anche le misure assistenziali del regime servono soprattutto a congelare i rapporti sociali: le attività dell’Opera nazionale balilla, il Dopolavoro e il sostegno alla maternità placano le proteste degli ultimi, senza mettere in discussione i privilegi dei primi. Per chi non si piega alla volontà di Mussolini, è pronto il pugno di ferro. Gli oppositori politici vengono considerati “sovversivi” e ricevono punizioni di durezza crescente: si va dall’ammonizione al carcere e al confino in località remote.

Si faceva alla meglio, come si dice, non era l’abbondanza che c’è adesso, perchè adesso si può mangiare i tortellini quasi tutti i giorni, ma allora si mangiavano per Natale, per Pasqua, per una qualche Funzione, al Rosario e così… c’erano più spesso delle funzioni di adesso, venivano tenute più in considerazione, invece adesso… le considerano meno.

(Nello Bettelli)

Un momento dell'intervista a Nello Bettelli, inserita nel film-documentario Sentieri di democrazia

Un momento dell’intervista a Nello Bettelli, inserita nel film-documentario Sentieri di democrazia. Storia di Castelvetro fra Resistenza e ricostruzione.

La Resistenza

Quando l’Italia fascista entra nella Seconda guerra mondiale, la situazione precipita. Il fascismo sogna vittorie per la patria in armi, ma ottiene fame e miseria per il popolo. La disfatta militare matura nell’estate del 1943: il 25 luglio Mussolini viene arrestato, poi l’8 settembre arriva il colpo di scena. L’Italia firma un armistizio con l’Impero britannico e gli Stati Uniti. Allora la Germania nazista la invade e resuscita un fascismo ancora più violento: i giovani sono chiamati alle armi per sostenere la guerra di Hitler. Chi si rifiuta, deve nascondersi, altrimenti finisce al muro. Qualcuno cede; altri scelgono di passare alla clandestinità. Quando alcuni di loro incontrano i vecchi oppositori del regime, capiscono che è arrivato il momento di lottare contro i fascismi. Nasce la Resistenza, una paradossale “guerra contro la guerra”, combattuta spesso casa per casa, chiedendo cibo e riparo alle famiglie contadine. I partigiani lottano contro i nazisti, ma anche contro i fascisti: molti di loro vogliono soprattutto cancellare le ingiustizie che impediscono ai più poveri di vivere liberi.

Storia di Vignola tra Resistenza e ricostruzione. Storie di donne in lotta. Giovani sostenitrici della Resistenza a Castelvetro subito dopo la Liberazione. Foto tratta dal fondo di Fausto Simonini - Archivio del Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna - Mario Menabue

Giovani sostenitrici della Resistenza di Castelvetro subito dopo la Liberazione. Foto tratta dal fondo di Fausto Simonini – Archivio del Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna – Mario Menabue

La ricostruzione

Nella primavera del 1945 Castelvetro deve fare i conti con le macerie e con i lutti di una guerra totale. Non si combatte più, ma non c’è neppure il lavoro. La gioia per la pace ritrovata rischia di svanire presto, assalita dai morsi della fame. Come si può trasformare quella rabbia in uno slancio costruttivo? È molto difficile: poco meno di trent’anni prima, alla fine della Grande Guerra, le tensioni sociali avevano aperto la strada al fascismo. Un rischio da evitare a ogni costo, soprattutto per i partigiani. Così, tanti di loro si avvicinano alla politica. Lo fanno sulla base delle idee e delle amicizie maturate nei mesi della Resistenza. Non conoscono ancora bene la democrazia: a dire il vero, non l’hanno mai vissuta, poiché sono cresciuti nella società fascista. Eppure intuiscono che il futuro dovrà essere per forza diverso dal passato. Non vogliono tornare a “credere, obbedire e combattere”; dopo i pericoli della guerra, si sentono finalmente cittadini, protagonisti del proprio destino. Vogliono contribuire a costruirlo, quell’avvenire che si sono guadagnati attraverso la lotta.

Storia della Costituzione. Anziane elettrici di Castelvetro in posa per il loro primo voto. Foto di Giuseppe Simonini, archivio del Gruppo Mezaluna-Mario Menabue

Anziane elettrici di Castelvetro in posa per il loro primo voto. Foto di Giuseppe Simonini, archivio del Gruppo Mezaluna-Mario Menabue

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Daniel Degli Esposti

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