La strada più dura è una mostra sull’emigrazione italiana tra Ottocento e Novecento, che ho curato su richiesta del Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna – Mario Menabue. Il percorso narrativo prende le mosse dalle memorie e dalle esperienze di chi lasciò la valle del Panaro per cercare lavoro e fortuna in vari luoghi del mondo. Le molteplici vicende dei modenesi attirano l’attenzione del pubblico su vari aspetti della storia dell’emigrazione italiana: dalle difficoltà economiche ai pregiudizi nei luoghi di arrivo, dalle fatiche del lavoro all’orgoglio per il proprio riscatto sociale.

Ho lavorato a questo progetto fra il 2015 e il 2016. In primo luogo ho selezionato i materiali forniti dalle famiglie e ho condotto ricerche personali, avvalendomi della collaborazione di Fausto Simonini e Gianfranco Cremonini, soci del Gruppo Mezaluna. Ho infine curato tutti i contenuti storici dell’esposizione.

Nel 2016 la mostra sull’emigrazione italiana La strada più dura è stata allestita a Vignola e a Castelvetro di Modena. In entrambe le occasioni, ai pannelli della narrazione storica si sono aggiunti parecchi materiali originali, come fotografie, documenti, scritti di vario genere e oggetti personali. Nei periodi di apertura al pubblico ho condotto visite guidate per adulti e attività didattiche, concepite per le scuole primarie e secondarie.

Mostra sull'emigrazione italiana - Minatori al lavoro in Pennsylvania. Diversi protagonisti dell'emigrazione italiana sono costretti a intraprendere questo tipo di mestiere

Minatori al lavoro in Pennsylvania. Diversi protagonisti dell’emigrazione italiana sono costretti a intraprendere questo tipo di mestiere

Un piccolo assaggio della mostra sull’emigrazione italiana: una storia da conoscere

Foto tratta dalla mostra La strada più dura, realizzata nel 2016 dal Gruppo di documentazione vignolese Mezaluna - Mario Menabue - mostra sull'emigrazione italiana

La famiglia Pagliai-Gherardi, una delle tante che emigrano dalla provincia di Modena, in una foto del 1947. Foto tratta dalla mostra La strada più dura

Fra il 1861 e il 1900 la povertà e la disoccupazione spingono parecchi giovani a lasciare l’Italia per cercare fortuna altrove. Anche Modena è una terra di emigrazione: ogni anno tra i 1.500 e i 2.000 persone lasciano la provincia con valigie di legno e di cartone. Molti di loro non faranno più ritorno.

Le partenze proseguono con un ritmo incalzante anche nei primi cinque anni del Novecento. La provincia di Modena fa registrare il primato emiliano-romagnolo con 2.250 espatri l’anno ogni 100.000 abitanti, mentre la media nazionale si arresta a 2.100.

I numeri dell’emigrazione italiana si spiegano con gli squilibri di un Paese disunito e pieno di disuguaglianze. Molti lavoratori della terra sono sotto-occupati e non riescono a guadagnare quanto basta per mantenersi. Anche la maggior parte della popolazione modenese vive in condizioni di povertà. In tutta la provincia le famiglie più umili abitano in luoghi malsani e sono tormentate dalla fame.

La mortalità infantile è una piaga terribile in tutta l’Italia. Tra il 1890 e il 1910 diciotto neonati su cento non raggiungono il primo anno di età. A Modena la situazione è ancora più grave: nell’intera provincia muoiono in fasce 28 bambini ogni 100 nati.

Le partenze interessano soprattutto l’Appennino e alcune località vicine al fiume Po. Le famiglie della montagna vanno alla ricerca di terre e climi più adatti al lavoro, mentre le genti della pianura fuggono in massa dalle inondazioni. Fra il 1881 e il 1891 alcune località della “Bassa” modenese e ferrarese perdono il 90 per cento degli abitanti. Le navi si riempiono di persone poco istruite e non molto qualificate, ma desiderose di allontanarsi per sempre dalla miseria. Alla fine dell’Ottocento il 60 per cento degli emigranti è composto da agricoltori, il 19 per cento da muratori e scalpellini, l’8 per cento da terraioli e braccianti e il resto da artigiani.

Contattami per saperne di più…

Daniel Degli Esposti

Spargi la voce!

Conosci una persona interessata? Invia questo contenuto!