Mercoledì 12 ottobre 2022, a Sassuolo, ricorderemo l’eccidio di Manno con una narrazione storica a 2 voci (Paola Gemelli e Daniel Degli Esposti). Il nostro approfondimento storico si concentrerà in particolare sulle ragioni che hanno indotto diversi giovani sassolesi a scegliere la Resistenza. Molti di loro provenivano dal quartiere di Borgo Venezia, dove l’antifascismo era sempre stato diffuso, affondando le proprie radici nel contesto sociale operaio della zona. Sarà proprio Borgo Venezia ad ospitare la nostra narrazione presso il circolo Arci Alete Pagliani e in collaborazione con la sezione locale di Anpi e Spi CGIL.

Il “caso” Borgo Venezia

Il quartiere operaio di Borgo Venezia si sviluppa sul finire dell’Ottocento con caratteristiche peculiari, dovute anche all’isolamento geografico che fin da subito lo caratterizza: il fiume Secchia, la massicciata della ferrovia e, più avanti, anche i capannoni della fabbrica Marazzi lo separano dal resto del centro abitato di Sassuolo. Senza fognature, senza illuminazione, senza nemmeno i nomi delle vie, la borgata si sviluppa quasi dimenticata. Qui si vivono condizioni di miseria e di emarginazione che mettono tutti sullo stesso piano. Proprio questo difficile vissuto comune è alla base della profonda umanità e della forte spinta alla solidarietà che caratterizzano i residenti del quartiere. I soprusi e le ingiustizie del fascismo alimenteranno il sogno che nel settembre del 1943 spingerà tanti di loro a salire precocemente in montagna per cominciare la Resistenza.

Nel primo autunno dell’occupazione nazista, da Borgo Venezia partono soprattutto persone che conoscono bene le ragioni della lotta antifascista. Le loro azioni clandestine contribuiscono a rinforzare il movimento partigiano modenese, che tra la primavera e l’estate del 1944 si allarga notevolmente. A giugno, quando la Resistenza libera la zona intorno a Montefiorino, tantissimi giovani prendono la strada dei monti con la speranza di chiudere presto i conti con la guerra. Sono “scalzi e laceri, eppure felici”, come scrisse Italo Calvino nella canzone Oltre il ponte. Tra loro, ci sono anche diversi giovani di Borgo Venezia, educati nella scuola del regime fascista, ma cresciuti respirando l’atmosfera del quartiere.

All’inizio di agosto, tuttavia, il sogno della libertà rischia d’interrompersi. Prima i tedeschi e i fascisti attaccano la zona libera di Montefiorino e poi si trincerano sulla Linea Gotica. La Resistenza deve continuare, ma il secondo autunno dell’occupazione nazista ha in serbo molti pericoli, specialmente per i più giovani e per i meno esperti.

L’eccidio di Manno

All’alba del 12 ottobre 1944, le truppe della Germania nazista e i fascisti della Repubblica sociale italiana cominciano un rastrellamento nella zona di Toano, sull’Appennino reggiano. I militari sono circa 2.000 e vogliono accerchiare la Brigata partigiana Bigi, che proprio in quelle zone sta affrontando le difficoltà dell’autunno. La Resistenza tiene ancora accese le ultime speranze della Liberazione, che eviterebbe un secondo inverno di occupazione nazista e fascista, ma deve anche fare i conti con gli attacchi sempre più frequenti delle truppe nemiche.

In quel mattino, quasi tutte le formazioni partigiane riescono a sganciarsi senza perdite e a riorganizzarsi intorno a Costabona per ostacolare l’avanzata dei tedeschi. A Casa Gatti, però, i tedeschi e i fascisti arrivano all’improvviso, sfruttando un passaggio lungo un canalone, conosciuto da alcune spie. Nell’edificio si trovano diversi partigiani del distaccamento Bertoni: sono quasi tutti ventenni e non hanno molta esperienza nella lotta di Liberazione. Né il commissario Donato Monti, né altri gruppi di resistenti riescono a intervenire in loro soccorso, perché sono tutti impegnati a sganciarsi.

I militari uccidono subito la sentinella Walter Zironi. Le raffiche svegliano gli altri 13 uomini: 3 riescono a nascondersi, mentre gli altri 10 restano spiazzati e si arrendono, sperando di avere salva la vita. I tedeschi e i fascisti hanno, però, altri piani: fucilano 4 prigionieri sul posto e conducono gli altri 6 a Villa Gherardini di Manno, dove li torturano e li impiccano. In quella giornata, oltre alla sentinella Walter Zironi, perdono così la vita i sassolesi Luigi Cervi, Nino Fantuzzi, Enrico Gamberelli, Walter Gandini, Alete Pagliani, Vittorio Roversi, Franco Spezzani, Vincenzo Valla e Mario Veroni, insieme a Clodoveo Galli di Gorizia.

Informazioni pratiche

L’appuntamento è per mercoledì 12 ottobre 2022 alle ore 20.30 presso il circolo Alete Pagliani in via Monchio, 1. L’evento è organizzato in occasione del 78° anniversario dell’eccidio di Manno, ha il patrocinio del Comune di Sassuolo ed è inserito nel progetto Sassuolo città attiva.

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