Il 12 maggio 1944, affissi sui muri di Castelnuovo Rangone, vengono rinvenuti “due manifestini incitanti le mondine contro le truppe tedesche e contro i fascisti”. Ne dà notizia la Guardia nazionale repubblicana, che è impegnata nelle indagini alla ricerca degli autori dell’atto sovversivo o, meglio, delle autrici. I manifestini portano infatti la firma dei “Gruppi di difesa della donna”, un’organizzazione clandestina femminile impegnata nel sostegno alla Resistenza e alla popolazione civile. Ma in quale modo le mondine potrebbero contrastare i soldati tedeschi e i fascisti?

La Resistenza delle mondine

Il contesto del ritrovamento dei volantini è quello della prossima partenza per la campagna di monda, che come tutti gli anni avrebbe coinvolto tante donne bisognose di lavorare, tanto più nelle condizioni di miseria determinati dalla guerra e dall’occupazione tedesca. La propaganda contro il Regime invita le donne a non partire in quella primavera e sono in effetti noti in provincia di Modena episodi di mondine che si danno alla fuga con l’intera famiglia. Ben conoscendo però il bisogno che tante hanno di lavorare, in quanto rimaste unico sostegno della famiglia, il manifestino le invita ad esigere dai padroni che il lavoro, tanto faticoso, “sia almeno adeguatamente ricompensato” e che vengano date alcune garanzie: salario adeguato e pagato in gran parte in natura, vitto adeguato, supplementi di vestiario, garantite le condizioni igieniche dell’alloggio e del viaggio.
Il senso è quello di tutelare le lavoratrici, ma anche di provare a impedire che tedeschi e fascisti “ci privino dei prodotti della nostra terra e del nostro lavoro”, che devono invece rimanere a loro come devono rimanerci i figli, non andando a lavorare e morire “in terre straniere, in lontani fronti per i nostri nemici”. Le proprie rivendicazioni andranno imposte con “manifestazioni di massa, sospensione di lavoro, se necessario con lo sciopero”. Restando compatte e decise, le donne potranno difendere le loro vitali esigenze, affermando la “volontà di liberazione dall’occupante tedesco e dai traditori fascisti”.

Le mondine di Nonantola

L’invito allo sciopero ha successo: sappiamo ad esempio che nel giugno del 1944 nelle risaie del vercellese scioperano tutte le mondine nonantolane. Non scioperano solo le mondine modenesi, ma lo fanno anche le altre, quelle del bolognese, del ferrarese, della Romagna. Scioperano in migliaia. E, come ci racconta il foglio clandestino “La mondariso” ottengono anche qualcosa: un aumento, meno ore di lavoro, da mangiare, abiti da lavoro, la possibilità di sospendere il lavoro durante gli allarmi aerei.

Riconosciamo nel manifestino diffuso nel maggio 1944 il doppio binario su cui si muove l’organizzazione clandestina femminile dei GDD: la Resistenza, ma anche la tutela della donna e della popolazione in generale. È inoltre un invito a prendere in mano il proprio destino, emancipandosi dal ruolo secondario e sottomesso nel quale la storia aveva relegato la donna. Le lotte delle donne e delle lavoratrici, però, non avranno certo fine con la Liberazione, come ci racconta anche il film Riso amaro, da cui è tratto il fotogramma qui sotto.

Silvana Mangano in Riso amaro interpreta una mondina

Questa ricostruzione storica è frutto di una mia ricerca sull’operare dei Gruppi di difesa della donna a Modena, Ferrara e Rimini svolta per l’Anpi nazionale. Se sei un insegnante e ti interessa saperne di più, sono attrezzata anche per parlarne nella tua classe! Scrivi a info@allacciatilestorie.it

Conosci la nostra Newsletter?

Se vuoi ricevere aggiornamenti su tutte le nostre iniziative, puoi iscriverti alla Newsletter settimanale, in questa pagina.

Spargi la voce!

Conosci una persona interessata? Invia questo contenuto!