Sabato 6 novembre torneremo a camminare nella storia. Nel trekking storico Volti e parole, racconteremo l’impatto della Grande Guerra a Crespellano. Scopriremo che il primo conflitto mondiale non toccò soltanto le linee dei fronti militari, segnate dalle trincee e devastate dai combattimenti. Anche le comunità delle retrovie dovettero fare i conti con i cambiamenti imposti da una guerra che assorbiva tutte le energie possibili.

L’evento è organizzato dalla Fondazione Rocca dei Bentivoglio e dalla Pro Loco di Crespellano. Per partecipare, è necessario iscriversi nel modo che illustreremo più avanti.

Informazioni sul percorso

L’appuntamento è fissato per sabato 6 novembre alle ore 10 in piazza Berozzi a Crespellano, nel Comune di Valsamoggia. Il percorso sarà ad anello e faremo ritorno al punto di partenza dopo circa 2 ore e mezza, comprese le soste narrative. Cammineremo nel centro storico e ci fermeremo in alcuni luoghi significativi, dove rivivremo alcuni episodi della Grande Guerra tramite nostri racconti e letture-spettacolo a cura del Teatro delle Temperie.

Il percorso urbano non presenta salite, né difficoltà tecniche. È adatto anche alle bambine e ai bambini dai 10 anni in su.

Iscrizioni

Per partecipare all’evento, è necessario iscriversi e versare una quota (€ 10.00 per gli adulti, € 5.00 per ragazze e ragazzi sotto i 12 anni, gratuito per bambine e bambini sotto i 4 anni).
Le prenotazioni avvengono online, sul sito Colline tra Bologna e Modena, a questo link. È possibile prenotare a partire da sabato 23 ottobre fino a venerdì 5 novembre alle ore 13:00.
Per informazioni e assistenza alle prenotazioni, si può telefonare al numero 051.836441, tutti i giorni, dalle ore 10:00 alle 13:00. Per partecipare all’evento, è obbligatorio mantenere il distanziamento interpersonale e utilizzare la mascherina.

La Grande Guerra a Crespellano: una piccola anticipazione

Tra il 1915 e il 1918, Crespellano e la valle del Samoggia non sono teatri di guerra, ma vivono in maniera piuttosto intensa i problemi del “fronte interno”. Il Regio Esercito ruba all’agricoltura le braccia di tanti giovani, costringendo chi resta – e in particolare le donne – a sacrifici supplementari. Le donne tuttavia trovano la forza per essere di sostegno ai soldati e alle loro famiglie, impegnandosi in attività come quella dell’Ufficio notizie.

Oltre a tutto ciò, per garantire il cibo ai militari, i civili sono costretti a stringere la cinghia. Sul territorio arrivano anche i profughi, ovvero persone che hanno perso ogni cosa per l’impatto dei combattimenti. Nelle difficoltà del conflitto, non trovano sempre comprensione e accoglienza, ma in alcuni casi sono vittime di sospetti e discriminazioni.

La guerra aggrava infine gli squilibri e le disuguaglianze della società. Così, quando cessano i combattimenti, restano ancora forti la rabbia e il malcontento. Si pongono dunque le basi di un periodo burrascoso e tormentato.

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