Il 20 luglio 1944 i nazisti mettono a ferro e fuoco Castellarano, prendendo in ostaggio decine di persone. A 77 anni esatti di distanza dagli eventi traumatici di quel giorno, proporremo il trekking storico Castellarano ribelle. Sarà un viaggio nel tempo alla ricerca delle radici storiche della violenza che sconvolse il paese.

L’appuntamento è fissato per martedì 20 luglio 2021 alle ore 20:45. Ci troveremo a Castellarano, nella piazza XX luglio, davanti alla Rocchetta. Lì faremo ritorno dopo circa 2 ore di camminata su un percorso ad anello in centro storico, che comprenderà sei tappe narrative.

L’evento, sostenuto dal Comune di Castellarano in collaborazione con il Centro studi storici castellaranesi, è gratuito, a numero chiuso e su prenotazione. Per iscriverti, puoi contattare telefonicamente o tramite Whatsapp Giovanna (339.4159221) o Grazia (335.7014932) del Centro studi storici castellaranesi.

Castellarano ribelle

Castellarano ribelle: una piccola anteprima

Cominceremo i nostri racconti dagli anni difficili dell’antifascismo e dall’inizio della Seconda guerra mondiale. Seguiremo le storie di donne e uomini castellaranesi costretti a lasciare il paese per le scelte politiche e militari della dittatura.

Entreremo poi nel vivo di quella guerra totale che dopo l’8 settembre 1943 si scatenò anche nella valle del Secchia. Racconteremo alcune vicende di vita quotidiana nel tempo del conflitto e le scelte di persone che entrarono nella Resistenza.

Tra la primavera e l’estate del 1944 molti giovani erano partiti per i monti ed erano entrati nelle formazioni partigiane dell’Appennino modenese. Tante famiglie li avevano sostenuti in questa scelta e avevano deciso di appoggiare in vari modi la Resistenza.

Arriveremo così a scoprire perché i nazisti e i fascisti consideravano Castellarano non solo un “paese di ribelli”, ma anche uno snodo strategico lungo la strada che collegava le città della pianura alla zona libera di Montefiorino. Pensarono infatti di attaccare la comunità sia per punire la solidarietà nei confronti dei “ribelli”, sia per stringere una morsa intorno al territorio controllato dai partigiani sull’Appennino modenese e reggiano.

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