Il 17 novembre 1938 vengono approvate le leggi razziali in Italia. I provvedimenti antisemiti non arrivano come un fulmine a ciel sereno. Da tempo il regime fascista si serve infatti del razzismo sia per sostenere l’espansione coloniale, sia per scaricare le responsabilità dei fallimenti su alcuni capri espiatori.

Contrariamente a quanto si sente spesso dire in giro, la politica razziale del fascismo non dipende soltanto dal consolidamento dell’alleanza con la Germania nazista. L’idea di fomentare l’odio delle masse contro un nemico, dipingendolo come un essere radicalmente “diverso” dalla comunità nazionale, fa infatti parte del pensiero fascista.

Come si arriva quindi al Regio decreto legge n. 1728 del 17 novembre 1938, che contiene i Provvedimenti per la difesa della razza italiana e stabilisce misure discriminatorie nei confronti degli ebrei?

Leggi razziali in Italia: Corriere della Sera

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Il razzismo fascista: una storia di lungo periodo

Il fascismo delle origini fa leva sul mito della Grande Guerra. Gli squadristi esaltano la violenza e si richiamano agli Arditi, che partivano all’assalto delle trincee austro-ungariche. I loro nemici sono i pacifisti, i socialisti e tutti quei popoli che ai loro occhi ostacolano la nascita della Grande Italia. Su tutti spiccano gli slavi. Nei loro confronti le camicie nere fomentano un odio che sfrutta a piene mani alcune argomentazioni del razzismo.

La condanna e la denigrazione del “diverso” caratterizzano anche i rapporti tra l’Italia fascista e le colonie africane. Questo atteggiamento emerge chiaramente fra l’autunno del 1935 e la primavera del 1936, quando il Regio Esercito italiano aggredisce l’Etiopia. Il regime sostiene di dover portare la civiltà a un popolo arretrato, nascondendo così le reali motivazioni di quella campagna militare, finalizzata alla conquista e allo sfruttamento delle risorse etiopi.

La guerra è molto dura: i reparti non attaccano soltanto i gruppi combattenti, ma anche i civili, facendo anche uso di gas tossici contro diverse comunità. Sono inoltre frequenti i casi di ufficiali e soldati che s’impadroniscono di donne, ragazze e bambine native, trasformandole in concubine.

Nel maggio 1936 le truppe italiane entrano nella capitale etiope Addis Abeba. Mussolini proclama dunque l’Impero e istituisce l’Africa orientale italiana. Per gestire quei territori coloniali, il regime fascista arriva a elaborare una concezione razzista molto simile a quella che si svilupperà più avanti nel Sudafrica dell’apartheid. Bianchi e neri non possono vivere insieme, né mescolarsi in alcun modo: i primi hanno il comando, mentre i secondi sono tenuti a conformarsi al progetto politico dei colonizzatori.

L’alleanza tra fascismo e nazismo

L’aggressione dell’Etiopia e l’intervento a sostegno dei franchisti nella guerra civile spagnola allontanano l’Italia dalle potenze occidentali. Mussolini si avvicina così alla Germania nazista, che già nel 1935 ha varato le leggi di Norimberga per discriminare gli ebrei. Fra il 1936 e il 1938 Mussolini e Hitler stipulano un’alleanza, l’Asse Roma-Berlino, che si trasforma poi nel Patto d’Acciaio tra le principali dittature europee di matrice fascista.

A partire dal 1938, anche in Italia, il regime estende e rafforza la propria politica razziale. Mussolini capisce di poter compattare la nazione nell’odio contro un nuovo nemico, l’ebreo, sfruttando le armi già provate nei confronti degli africani e degli slavi. L’ideologia fascista arriva dunque a includere pienamente l’antisemitismo. Nell’estate del 1938 cominciano le pubblicazioni de La difesa della razza, una rivista che anticipa propagandisticamente i provvedimenti legislativi dell’autunno successivo. Il Manifesto degli scienziati razzisti diffonde le nuove parole d’ordine in tutto il Paese.

[…] È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano–nordico. […]

Le leggi razziali in Italia

Il 5 settembre 1938 il Regio decreto legge n. 1390 esclude i bambini e i docenti ebrei dalle scuole. Nello stesso giorno gli ebrei stranieri arrivati in Italia dopo il 1919 vengono espulsi dal Paese.

Questi provvedimenti anticipano il varo delle leggi razziali in Italia, che vengono introdotte con il Regio decreto legge n. 1728 del 17 novembre 1938. Gli ebrei sono costretti a registrarsi in elenchi speciali, vengono esclusi dal servizio militare e non possono più:

  • sposarsi con cittadini di razza ariana;
  • essere tutori o curatori di minori non ebrei;
  • avere domestici di razza ariana.

Il regime fascista mira inoltre a togliere i beni materiali alle famiglie ebraiche più facoltose. Dopo l’avvento delle leggi razziali in Italia, gli ebrei non possono più:

  • avere la proprietà o la gestione di aziende interessanti la difesa della Nazione;
  • essere proprietari, gestori o amministratori di aziende con oltre 100 dipendenti;
  • avere la proprietà di terreni dall’estimo superiore alle 5.000 lire e di fabbricati dall’estimo superiore alle 20.000 lire.

Anche sul lavoro le discriminazioni sono pesanti. Gli ebrei non possono più essere dipendenti delle amministrazioni civili e militari dello Stato, del Partito nazionale fascista, degli enti pubblici locali, delle aziende municipalizzate, degli enti parastatali, delle banche di interesse nazionale e delle assicurazioni.

Sintesi delle leggi razziali in Italia, pubblicate su La difesa della razza

Sintesi delle leggi razziali in Italia, pubblicate su La difesa della razza

Soltanto poche persone di cosiddetta “razza ebraica” non vengono colpite da questi provvedimenti. Ne sono esentati, ad esempio, i combattenti che hanno ottenuto riconoscimenti al valore nelle guerre del Novecento italiano e i parenti dei caduti. Anche gli iscritti al Partito fascista prima della marcia su Roma e nel secondo semestre del 1924 vengono “risparmiati”.

Dalla “persecuzione dei diritti” alla “persecuzione delle vite”

Con l’entrata in vigore delle leggi razziali in Italia, per gli ebrei della penisola comincia una fase storica che Michele Sarfatti ha descritto con l’espressione “persecuzione dei diritti”. L’esclusione dalla scuola, dal lavoro e da vari ambiti della vita pubblica non porta immediatamente al loro annientamento fisico sterminio, ma prepara il campo allo sterminio.

Mentre nella società circolano teorie del complotto giudaico e parecchi discorsi carichi di odio, la maggior parte della popolazione rimane indifferente. Molti mostrano infatti disinteresse nei confronti degli ebrei e delle loro sorti.

Così, quando le terribili vicende della Seconda guerra mondiale portano all’occupazione nazista dell’Italia, maturano le condizioni per passare alla “persecuzione delle vite”. Gli ebrei sono già schedati e inseriti in elenchi speciali. Molte persone non si curano di loro o addirittura li ritengono persone sospette, come suggeriscono le teorie del complotto. Fra gli italiani ci sono anche persone che scelgono di rischiare la vita per nascondere e mettere in salvo gli ebrei, ma non mancano neppure i delatori e i persecutori.

Le razze non esistono. Vetrina di un negozio nell'Italia del 1944. Immagine via Wikimedia Commons

Vetrina di un negozio nell’Italia del 1944. Immagine via Wikimedia Commons

Quella delle leggi razziali in Italia è dunque una storia lunga e complessa, ma necessaria per comprendere alcune delle pagine più controverse del Novecento. In un’intervista del 1975 a Famiglia cristiana, Primo Levi ricorda il loro impatto sulla sua vita.

Le leggi razziali furono provvidenziali per me, ma anche per gli altri: costituirono la dimostrazione per assurdo della stupidità del fascismo. Le leggi razziali erano il sintomo di una carnevalata: si era ormai dimenticato il volto criminale del fascismo (quello del delitto Matteotti, per intenderci): rimaneva da vederne quello sciocco.

Per saperne di più

Per approfondire la storia raccontata in questo post, consigliamo la lettura di alcuni libri, disponibili per l’acquisto online:

  • Se questo è un uomo, di Primo Levi
  • Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, di Michele Sarfatti
  • Il fascismo e gli ebrei. Le leggi razziali in Italia, di Enzo Collotti
  • Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945, di Liliana Picciotto
  • Il razzismo in Europa. Dalle origini all’olocausto, di George Mosse.

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