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La battaglia di Porta Lame: 7 novembre 1944

Il 7 novembre 1944 la città di Bologna vive la battaglia di Porta Lame. Le formazioni partigiane si scontrano con i nazisti e i fascisti nella zona dei viali di circonvallazione. Le ostilità si protraggono per ore, generando il più significativo combattimento urbano nella storia della Resistenza italiana ed europea.

Come si arriva a quel giorno di tensione e di lotta? E che cosa succede nel corso della battaglia di Porta Lame? Qual è, infine, l’esito dei combattimenti?

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Come si arriva alla battaglia di Porta Lame?

Nell’estate del 1944 le forze britanniche e statunitensi risalgono la penisola fino all’Appennino tosco-emiliano. Sul fronte opposto, i nazisti arretrano fino alla linea del crinale, preparandosi a fortificarla per prolungare il conflitto quanto più a lungo possibile. Non vogliono, però, lasciare Firenze senza combattere. La lotta per la liberazione del capoluogo toscano comincia il 4 agosto e si conclude il 1° settembre, dando nuovo slancio alle forze della Resistenza.

In quelle settimane le formazioni partigiane bolognesi e modenesi sentono che il fronte della Campagna d’Italia si sta avvicinando. I Comitati di liberazione nazionale e gli organizzatori della lotta armata sperano di liberare le città della via Emilia prima che arrivi l’inverno. I nazisti non hanno, tuttavia, intenzione di mollare la presa. Già sul finire dell’estate cominciano a realizzare le fortificazioni della Linea Gotica sulle montagne tra La Spezia e Rimini. Anche diversi fascisti sono determinati a lottare fino all’ultimo.

Il momento decisivo sembra dunque vicino, ma il peggioramento delle condizioni meteorologiche complica i piani degli Alleati e dei partigiani. All’inizio dell’autunno i nazisti sfruttano la collaborazione dei fascisti per fare terra bruciata nelle retrovie della Linea Gotica. Sono i giorni del massacro di Monte Sole, ma anche le settimane in cui la Resistenza bolognese e modenese confida ancora nell’insurrezione generale.

Le rovine della chiesa di Casaglia nel 2015 - trekking storico Monte Sole

Le rovine della chiesa di Casaglia, emblema della strage di Monte Sole (settembre-ottobre 1944), in una foto del 2015

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre i partigiani di Bologna città, la Brigata Bianconcini e diverse formazioni dell’Appennino passano all’azione. Hanno infatti il compito di occupare il centro storico, spingendo via i nazisti e i fascisti, nell’attesa che gli Alleati sfondino la Linea Gotica.

Tenere nascosti tutti quegli uomini armati, fino all’ordine dell’attacco, non è però semplice…

7 novembre 1944: la più importante battaglia urbana delle Resistenze europee

Il 7 novembre, nelle prime ore del mattino, una coppia di soldati tedeschi avvista un gruppo di partigiani nascosti fra le rovine del macello. I resistenti aprono il fuoco e uccidono i militari, ma le forze di occupazione sentono i colpi e piombano intorno al luogo dell’attacco, che ospita diverse decine di “ribelli”. I tedeschi e i fascisti assediano il macello, abbattendo alcuni fabbricati con un cannone da 88mm e una mitragliera pesante, ma non riescono a snidare i partigiani.

Intorno alle 15,30 compare nei pressi dell’assedio anche un carro armato tigre. Alle prime foschie del pomeriggio, i resistenti superstiti lanciano alcuni lacrimogeni e tentano la fuga attraverso il canale Cavaticcio. Secondo diverse testimonianze, dal momento che il comandante Gualandi è rimasto ferito, William “Lino” Michelini fa passare i compagni attraverso i banchi di fumo. L’operazione riesce e i ribelli si mettono in salvo nei vicoli della città.

Molti dei loro compagni sono però rimasti nascosti per tutta la mattinata tra le macerie dell’Ospedale Maggiore, nella zona dell’attuale PalaDozza. I rumori della battaglia li convincono che al macello stia succedendo qualcosa di terribile. I comandanti rivolgono continui appelli alla calma, ma intorno alla metà del pomeriggio i partigiani escono dai ripari e piombano sugli assedianti.

Scoppia così la seconda fase della «battaglia di Porta Lame», che si conclude con il ripiegamento dei nazisti e dei fascisti. Le formazioni della Resistenza conoscono meglio la città e sanno adattarsi alle difficoltà; così respingono i nemici oltre la cerchia dei viali e li costringono a cedere terreno.

Porta Lame. In basso a sinistra si vedono le statue del partigiano e della partigiana, opere dello scultore Luciano Minguzzi

Porta Lame. In basso a sinistra si vedono le statue del partigiano e della partigiana, opere dello scultore Luciano Minguzzi. Foto di Agostino Barelli (CC-BY-SA 3.0) via Wikimedia Commons

Un successo che non è ancora Liberazione

La battaglia di Porta Lame ha un bilancio piuttosto pesante. I fascisti hanno perso 18 uomini, i nazisti 15. Sul fronte opposto, i partigiani piangono 12 morti e devono assistere 15 feriti, ma alla fine della giornata raggiungono il loro obiettivo. Il centro storico di Bologna è – almeno temporaneamente – libero.

Le forze della Resistenza non sono però in grado di occupare stabilmente la città. Per farlo, avrebbero bisogno delle forze armate alleate, ancora bloccate al di là della Linea Gotica. Il loro arrivo è ormai impossibile, poiché qualche giorno prima i comandi statunitensi hanno stabilito di fermare l’offensiva sull’Appennino tosco-emiliano.

Il 13 novembre il Proclama Alexander congela definitivamente le operazioni militari sulla Linea Gotica. L’arresto dell’avanzata alleata vanifica dunque il successo dei partigiani nella battaglia di Porta Lame. Le forze della Resistenza e i civili delle province emiliane devono quindi affrontare il secondo inverno dell’occupazione nazi-fascista. Cominciano settimane molto difficili, segnate dal freddo, dalla fame e dai rastrellamenti.

Bologna dovrà dunque attendere fino al 21 aprile 1945 per festeggiare la Liberazione.

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