Sabato 2 novembre 2019 abbiamo un appuntamento con alcune storie del pacifismo nella Prima guerra mondiale. Sono storie poco note, eppure molto importanti per comprendere l’esperienza delle persone comuni al tempo del conflitto. Le scopriremo insieme in una camminata urbana facile e adatta a tutti, a cura della sezione ANPI di Crespellano e con il patrocinio del Comune di Valsamoggia.

Nel trekking storico Voci di pace nella Grande Guerra esploreremo le piazze e le strade di Crespellano per scoprire le voci e i pensieri di chi si batté per far tacere le armi. Incontreremo persone disposte a rischiare pur di rivendicare i propri diritti e denunciare l’assurdità del conflitto. Faremo dunque i conti con le tensioni e le contraddizioni di un’epoca determinante per la storia del paese e dell’Italia intera.

La camminata, interamente compresa nel centro storico di Crespellano, sarà condotta da Daniel Degli Esposti. A ogni tappa Federica Trenti e Ilaria Turrini proporranno letture da articoli giornalistici, lettere, bollettini e relazioni del 1914-1918. La partenza è fissata per le ore 15 in piazza Berozzi a Crespellano (Valsamoggia). La partecipazione è libera e gratuita.

In caso di pioggia, la camminata sarà sostituita da una narrazione-spettacolo nella sala consiliare di Crespellano, in piazza Berozzi. L’evento inizierà alle ore 15.

pacifismo nella Prima guerra mondiale

 

Brevi cenni sul pacifismo nella Prima guerra mondiale

La storia del pacifismo nella Prima guerra mondiale è ricca di pagine interessanti. Anche se gli interventisti e i nazionalisti hanno spesso monopolizzato i racconti del conflitto, fra il 1914 e il 1918 tante comunità coltivano la speranza di fermare la violenza.

Il rifiuto delle armi è un’esperienza difficile, poiché si contrappone all’idea di una “unione sacra” nel nome della patria. Nelle prime fasi del conflitto gli entusiasmi dei nazionalisti s’impongono sulla scena pubblica di quasi tutte le potenze europee. Col trascorrere dei mesi, tuttavia, attecchiscono domande che insidiano la determinazione dei guerrafondai. Quale sentimento di appartenenza nazionale può giustificare i massacri delle trincee? È davvero giusto imporre ai giovani di morire per uno Stato che non ha dato loro una vera possibilità di scegliere come vivere?

Anche in Italia le voci di pace, seppur flebili, sono sempre presenti. Dopo la dichiarazione di guerra all’Impero austro-ungarico, i neutralisti perdono slancio, ma lo ritrovano nelle difficoltà dell’esperienza bellica. Le speranze della pace si diffondono tra i contadini e gli operai, poi trovano spazio nella politica dei socialisti e nelle predicazioni di alcuni sacerdoti. L’impegno contro la violenza prende inoltre corpo nelle dimostrazioni e nelle proteste delle donne.

Pacifismo nella Prima guerra mondiale - Folla a Parigi davanti al Café du Croissant subito dopo l'attentato al leader socialista Jean Jaurès, principale esponente del pacifismo francese. Foto via Wikimedia Commons

Folla a Parigi davanti al Café du Croissant subito dopo l’attentato al leader socialista Jean Jaurès, principale esponente del pacifismo francese. Foto via Wikimedia Commons

Il pacifismo nella Prima guerra mondiale in Emilia e in Romagna

Le province dell’Emilia e della Romagna sono terre importanti per lo sviluppo del pacifismo nella Prima guerra mondiale. Già nella primavera del 1915 la partenza dei soldati mette in difficoltà parecchie famiglie contadine. I mezzadri e i braccianti mantengono viva l’avversione al conflitto. I lavoratori avventizi collegano inoltre i propri sentimenti anti-militaristi alle rivendicazioni delle leghe sindacali e del Partito socialista.

Già a partire dal 1916 la provincia di Bologna conosce una serie di agitazioni contro la guerra. I principali protagonisti sono i giovani socialisti, che infiammano le rivendicazioni pacifiste dei lavoratori e delle donne. In quei mesi Crespellano diventa un centro propulsivo delle manifestazioni in tutta la valle del Samoggia.

Le proteste contro la guerra s’intrecciano alle politiche dei sindaci socialisti, sostenitori del riformismo e seguaci del primo cittadino bolognese Francesco Zanardi. Le scelte delle giunte non trovano tuttavia corrispondenza nelle idee dei giovani socialisti, assai più inclini a vedere nel tempo di guerra l’opportunità di innescare una rivoluzione.

Negli slanci dei pacifisti, ma anche nei contrasti fra coloro che si oppongono al conflitto, si trovano le radici storiche del “Biennio Rosso”. Scoprire quelle storie è indispensabile per comprendere gli elementi di debolezza che affossano le speranze di una nuova giustizia sociale, portando all’ascesa del fascismo.

Il basamento del Monumento ai Caduti di Crespellano. Nella parte bassa, sotto alla menzione della Grande Guerra, si leggono i nomi dei partigiani morti durante la lotta di Liberazione.

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