articolo di Beatrice Tioli

Cosa c’entra la guerra del Vietnam con un paese della provincia modenese? Cosa c’entrano l’apartheid, la fame in Darfur, i muri di Ceuta, Melilla, Cisgiordania, Marocco, Stati Uniti, Israele con la scelta di un gruppo di giovani consiglieri che nel 1985 inviarono un telegramma a Yoko Ono per invitarla all’inaugurazione di un parco della provincia modenese?

Tutto è cominciato con un articolo pubblicato sulla rivista Alter Alter nel luglio del 1985, firmato Astro Vitelli, conosciuto ai più come Freak Antoni, leader degli Skiantos: Freak Antoni parla del mito dei Beatles, parla di John Lennon, ucciso appena 5 anni prima, l’8 dicembre 1980, e chiede che sia istituito un comitato per l’intitolazione di una strada a John Lennon in ogni città d’Italia, a John Lennon: musicista, poeta, scrittore, pacifista.

Sofia Baldazzini, assessora alla cultura, introduce il John Lennon Day

Sofia Baldazzini, assessora alla cultura, introduce il John Lennon Day

A Castelnuovo Rangone, Roberto Alperoli, giovane consigliere, legge la provocazione e decide di accoglierla. Subito la maggioranza, monocolore comunista, propone al Consiglio Comunale di intitolare un parco già esistente, incastonato tra le case, proprio a John Lennon. Le critiche non mancano, c’è chi dice che è morto da troppo poco tempo (soli 5 anni!), chi dice che ci sono ben altri problemi a cui pensare, chi invece propone altri nomi: i socialisti all’opposizione chiedono che quello diventi il parco dei Rolling Stones. Non potendo alzare targhe in ricordo di un gruppo ancora in vita, va avanti la proposta iniziale, e l’8 dicembre 1985, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista, Castelnuovo Rangone diventa il primo comune d’Europa a dedicare uno spazio pubblico a John Lennon, con una targa occhialuta.

33 anni dopo, alla conferenza-spettacolo Diamo una chance alla pace! abbiamo ripercorso questa storia, in un evento di public history pensato per riscoprirne le ragioni e le conseguenze sull’identità del paese, legando la narrazione locale a conflitti lontani, sul filo delle note di Lennon e dei Beatles (ma non solo), grazie all’interpretazione di Denis Bastoni, Max Po e Maxy Gallesi.

Denis Bastoni, Max Po e Maxy Gallesi in azione al John Lennon Day

È così che abbiamo concluso un percorso triennale di ricerca sulla storia castelnovese iniziato nel 2016 con la ricostruzione delle prime amministrazioni comunali locali nell’Italia repubblicana. Negli appuntamenti successivi abbiamo poi raccontato le vicende dello sviluppo economico e dell’industria salumiera, l’esperienza politica e civile delle donne negli anni ’70 e la nascita di una nuova sensibilità ambientale, arrivando agli anni ’80 e ’90, con i cambiamenti urbanistici e la nascita di numerosi spazi verdi. Il filo rosso di queste iniziative è stato il collegamento creato da Daniel Degli Esposti tra storia locale e macro-cambiamenti. Si è trattato di un lungo percorso di public history: una storia dal basso, partita dalle richieste dei cittadini, ricostruita tramite numerosissime interviste e visite agli archivi locali, contestualizzata nella storia dell’Italia della seconda metà del ‘900.

Daniel Degli Esposti

Daniel Degli Esposti

Con questo spirito abbiamo affrontato la storia del parco John Lennon, esempio di come la crescente attenzione per gli spazi verdi e l’ambiente sia legata in questo paese allo sviluppo di una nuova politica culturale. Gli anni ’80 segnano grandi cambiamenti a Castelnuovo Rangone. La popolazione sta aumentando, vengono costruiti nuovi quartieri e, dietro la spinta delle amministrazioni, vengono migliorati gli impianti che lavorano le carni, negli anni diventati il simbolo del paese. Ci si interroga sul futuro della comunità e si decide che tra le case in costruzione devono sorgere aree verdi.

Le politiche ambientali raccontate nel trekking Tra le fabbriche e i parchi sono sostenute da quella che verrà in seguito chiamata “topografia degli affetti”. In quest’ottica John Lennon, punto di riferimento culturale per almeno due generazioni, trova posto nella geografia urbana in trasformazione. La conseguenza sono anni di concerti, mostre, conferenze ogni 8 dicembre, in occasione del John Lennon Day. Inizia una riflessione per allargare l’orizzonte di una piccola comunità. Si vuole spostare lo sguardo oltre la soglia del quotidiano, per parlare di pace, musica, poesia.

Ma dove finisce la provincia? Dove inizia il resto del mondo? Qual è la relazione tra un nuovo mito identitario che si forma e la portata dei valori cantati da John Lennon?

Abbiamo scelto di parlare di questa storia soffermandoci sull’impatto della memoria che il mito del musicista, pacifista e poeta ha avuto sul paese, con un immaginario pendolo oscillante tra locale e globale. Le parole di Imagine, Revolution, Give peace a chance sono state alternate a testi di autori come Eduardo Galeano e Ryszard Kapuściński, per riscostruire non solo i conflitti contro i quali Lennon ha preso posizione, ma anche per raccontare le guerre e i muri del nostro presente.

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