“Ma guarda un po’ che quest’anno non è la solita commemorazione!”: è il primo commento che ci scambiamo nel pomeriggio dell’8 settembre mentre assistiamo al “secondo tempo” della cerimonia che ricorda la “battaglia di Palazzo Ducale” a Sassuolo. Dopo la posa della corona sulla lapide in memoria del generale Ugo Ferrero, il sindaco Claudio Pistoni prende la parola per leggere la testimonianza dell’allora sergente Ennio Piccaluga:

“Alle 5 del mattino , all’interno del Palazzo Ducale, ci siamo svegliati al rumore delle raffiche delle armi da fuoco tedesche. Il palazzo era circondato dalle truppe corazzate nemiche (…) che aprirono il fuoco per sondare la nostra reazione. (…) Quando i Tedeschi si accorsero che non rispondevamo più al fuoco, si avvicinarono, strisciando, muro muro, fino al palazzo ed entrarono nel cortile. Il Comandante tedesco andò incontro al Generale Ferrero con cui parlò in tedesco. Dopo il breve dialogo, il Generale si tolse la pistola che consegnò all’ufficiale tedesco. Questi gli disse allora di tenere la pistola, di chiamare il suo autista e la macchina che arrivò in breve tempo nel cortile. A questo punto il generale Ferrero si avvicinò a me che ero al comando dei soldati, mi strinse la mano e mi ringraziò per tutto quello che avevo fatto. Poi salì sull’auto con un tedesco e la macchina partì.”

Commemorazione dell'8 settembre a Sassuolo

Da sinistra: la presidente dell’ANPI di Sassuolo Antonia Bertoni, il sergente Ennio Piccaluga, Paola Gemelli e Daniel Degli Esposti

“Io ordinai alla truppa di lasciare le armi ammucchiandole. Un ufficiale tedesco ordinò al capitano Chianese di occuparsi dei feriti; tra i combattenti c’era, ferito mortalmente [Ermes] Malavasi. Noi fummo inquadrati, i sergenti maggiori in testa, e ci incamminammo a piedi formando una lunga colonna, senza sapere la destinazione, lungo la via polverosa che conduceva a Maranello, dove arrivammo verso le ore 14. Ci chiusero nella strada sbarrata vicino alla chiesa, dove aspettavamo un po’ di cibo e di conoscere la nostra sorte. Nel primo pomeriggio grazie all’aiuto di un civile di cui non ho mai saputo il nome, che arrivò vestito con la tuta da meccanico e di 3 o 4 donne che ci portarono frutta, io riuscii a fuggire con abiti civili fornitomi dal coraggioso civile. Passai davanti alle milizie schierate che non notarono i miei stivali d’ordinanza spingendo un carro da carbonaio. Mi fecero rifugiare nella rivendita di carbone all’ingresso della via Braida e poi fuggii in montagna. Solo dopo la fine della guerra ho avuto le notizie della tragica sorte del mio generale.”

Il fascino della memoria

Come non restare affascinati dalla potenza della memoria? Ennio Piccaluga, classe 1917, è lì con noi non solo con le sue parole, ma in carne ed ossa. Chiede di essere accompagnato nei luoghi che 74 anni fa ha dovuto lasciare senza sapere se sarebbe mai tornato… e la vista del cortile scatena altri ricordi.

Le persone che assistono alla commemorazione fanno a gara per stringergli la mano, i giornalisti per un’intervista. Tutti sembrano avere la sensazione di essere di fronte a un evento storico: uno degli ultimi testimoni è lì davanti a loro, pronto a raccontarsi. Anche noi siamo emozionati: ogni volta che una memoria trova voce, nasce una delle materie prime per raccontare la storia. I ricordi e i racconti dei protagonisti sono importanti per non dimenticare che le vicende del passato sono state vissute da uomini. Anche la storia ha un’anima: chi la studia deve scovarla tra le esperienze di chi l’ha fatta attraverso la propria vita.

commemorazione: Paola Gemelli e Ennio Piccaluga

Paola Gemelli e Ennio Piccaluga

…e il bisogno di storia

Ennio Piccaluga a Sassuolo è arrivato a sorpresa, neanche il tempo di far sapere alla cittadinanza che sarebbe stato presente (chissà, forse 100 anni sono un’età nella quale si programma poco). Il caso ha voluto che per quel pomeriggio riuscissimo a non prendere impegni e fossimo presenti: che fortuna!

Rientrando nel nostro studio, le emozioni lasciano spazio alla riflessione e al ricordo di altre commemorazioni di cui abbiamo fatto esperienza. Come conciliare l’emozione del vissuto con il rigore della ricostruzione? Come ben sanno i sassolesi, cittadini “industriosi”, la materia prima non basta. Per generare un buon prodotto, c’è bisogno del lavoro. Allo stesso modo, per capire il passato, non è sufficiente ascoltare la memoria. Serve un approccio “da detective”, un desiderio di andare a cercare altre voci e nuove prove, un tentativo di capire da chi e da dove vengono gli indizi raccolti lungo il percorso.

Rodolfo Siviero

Rodolfo Siviero, noto con il soprannome di “007 dell’arte”

Quindi lo storico – che non era presente ai fatti e li scopre solo dopo, in maniera indiretta – “ne sa di più” del testimone? Questa è la domanda che ci sentiamo rivolgere puntualmente a ogni iniziativa. Molti credono che l’esperienza di “chi c’era” sia fonte di una verità assoluta. È davvero così?

Quante volte ci rendiamo conto di ricordare in maniera distorta il nostro passato? E quanto spesso ci capita di rileggere gli eventi vissuti da bambini e da ragazzi “col senno di poi”? C’è poco da fare: queste abitudini fanno parte del nostro modo di interpretare la realtà.

Per mettere ordine nel passato e renderlo comprensibile a chi vive nel presente, c’è bisogno della storia. Questo, però, non significa che la memoria “non vale”: non abbiamo certo dimenticato la potenza narrativa del testimone!

Commemorazione tra storia e memoria

Il dialogo fra storia e memoria è un campo privilegiato della Public History. Ci vengono in mente l’ANPI Marano sul Panaro e il comitato #UnioneResiste. L’esperienza avuta con loro dimostra che lo storico e il testimone possono convivere nella stessa commemorazione. Per qualche anno, nel tradizionale giro fra i cippi della Resistenza maranese, le narrazioni storiche di Daniel Degli Esposti si sono alternate ai racconti di Renzo Orlandi e Bartolomeo Marchiorri, protagonisti di vicende legate alla memoria del paese. Ciascuno ha dato il proprio contributo, ragazzi e professori compresi: “tre generazioni e mezzo” in viaggio tra storia e memoria. Qualcosa di simile è capitato sabato scorso a Maranello con Passi di Resistenza, un’iniziativa pensata per la cittadinanza che ha proposto insieme storia e memoria. Ne abbiamo parlato a lungo anche dopo, a cena con il direttivo dell’ANPI.

E quando la memoria scompare?

commemorazione: spettacolo teatrale Il colpo inatteso a Festà

Un momento dello spettacolo teatrale Il colpo inatteso in scena a Festà

Le commemorazioni di questi anni sono ostaggio di una consapevolezza che avvilisce: i testimoni ci lasciano uno dopo l’altro e la memoria “rischia di scomparire”. Molti temono che, per quei racconti, sia l’inizio della fine. Qualcuno, invece, ha la forza di credere che la Public History possa trasmettere conoscenze emozionando, proprio come le commemorazioni con storici e testimoni. Daniel lo ha sperimentato ancora una volta nel “laboratorio” del Comune di Marano sul Panaro. Fra il 2016 e il 2017 l’amministrazione comunale ha allargato il format della commemorazione istituzionale a un momento in cui la storia e il teatro s’intrecciano. Due sceneggiature teatrali, concepite specificamente per gli eventi, hanno permesso di raccontare il bombardamento di Festà e la strage di Ospitaletto, mantenendo un forte coinvolgimento emotivo.

Commemorazione a Festà con lo spettacolo teatrale Il colpo inatteso

Commemorazione a Festà con lo spettacolo teatrale Il colpo inatteso, sceneggiatura di Daniel Degli Esposti. Nella foto gli attori: Marianna Galli, Lorenzo Costantini e Federico Benuzzi

La soluzione per noi si chiama ancora una volta “Public History”

Eh, sì, anche questa volta la nostra risposta si trova in quella disciplina che sperimentiamo ogni giorno, la Public History. Si tratta di partire dalle domande che la comunità pone nel presente e di rispondere con un linguaggio non respingente. Si tratta di mettersi alla pari con le persone e di provare a capire insieme su più livelli. Capire anche a livello emotivo, sentire insomma. Allora anche le cerimonie si riempiono di un senso più vivo e utile.

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