Le strade di Modena sussurrano storie ribelli. Gli angoli della città riecheggiano le vicende della Seconda guerra mondiale con la discrezione dei cippi e delle lapidi che ricordano la Resistenza. I caratteri delle epigrafi sembrano muti, ma custodiscono memorie radicate nel tessuto della città: nell’era del Web e degli smartphone, come si possono riportare indietro le lancette del tempo? Quando la tecnologia dell’app per smartphone, tablet e pc Modena 900 traduce una ricerca storica nel linguaggio della gente, le immagini del passato si riaccendono e la comunità incontra le proprie tracce nel tempo.

Modena 900: il viaggio

Piazza Grande, 30 luglio 1944

Modena, Piazza Grande alla fine dell’Ottocento. Foto tratta da Wikimedia Commons

Il selciato di Piazza Grande porta impresse le sfumature del terrore che avvolge le istantanee sfocate del 30 luglio 1944. I passi ritmati degli stivali tedeschi aprono la strada a un ordine perentorio: “Rappresaglia immediata!”.

I sabotaggi dei partigiani ai mezzi di trasporto delle truppe occupanti convincono il Rustungskommando di Bologna che sia arrivato il momento di rastrellare venti civili dai caffè del centro storico; le autorità comunali propongono invece di prelevare un gruppo di detenuti dalle carceri di Sant’Eufemia. Gli agenti entrano nelle celle e trascinano fuori venti ostaggi, ma le strategie degli Alleati ostacolano le procedure della fucilazione.

Intorno alle 17 l’allarme lacera il cielo di Modena e i cittadini si fiondano nel rifugio antiaereo di Piazza Grande: nessuno immagina che i crepitii dei proiettili non vengono dai velivoli americani, ma dai fucili dei tedeschi… Il plotone d’esecuzione ordina alle vittime di distendersi sul ventre, ma il giovane Renzo Volpi si alza di scatto e corre verso le prime case di Corso Duomo. L’effetto-sorpresa fallisce per pochi metri: una raffica lo abbatte a pochi metri dallo sfiatatoio del rifugio antiaereo e apre la strage con il ritmo macabro del fuoco automatico.

Pallottole precise e inesorabili spengono le 19 vite che tremano sul porfido della piazza. L’orrore resta esposto per tutta la notte e accompagna il sorgere del sole con i profili straziati dei corpi offesi. I cittadini s’interrogano e si scuotono: quando finirà la mattanza della svastica e del littorio?

Piazza Grande, 10 novembre 1944

Il 10 novembre 1944 un altro capitolo insanguinato si aggiunge alla storia di Modena: Emilio Po, Giacomo Ulivi e Alfonso Piazza pagano con la vita il rifiuto del fascismo.

Il corpo di Emilio mostra l’umanità della Resistenza: le sue dita hanno realizzato per la Brigata “Walter Tabacchi” decine di ordigni e parecchi materiali esplosivi. L’artificiere partigiano muore accanto al soldato Alfonso, che si congeda dalla vita con l’orgoglio del ripudio più onorevole: l’Italia spezzata non gli ha permesso di tornare nella sua Sicilia, ma la coscienza civile lo ha tenuto lontano dai bandi della Repubblica sociale e lo ha spinto nella Resistenza. Giacomo continua a vivere attraverso le sue lettere, tra le più profonde e suggestive della guerra modenese; gli occhi diciannovenni di uno studente modello chiamano gli amici a rifiutare l’indifferenza: “tutto questo è successo perché non ne avete voluto sapere”.

“Tutto questo”: una scia di storie che avvolge la città, un vortice empatico che scardina la consuetudine rigida dei protocolli, un mosaico di vite che restano sospese nel silenzio del tempo.

Tempio Monumentale, 19 marzo 1945

Giornata d'autunno FAI Modena. Il Tempio Monumentale dei Caduti in Guerra.

Il Tempio Monumentale dei Caduti in Guerra.

La facciata del Tempio Monumentale e gli incroci di via Gallucci ricordano ancora il 1945, la terzultima notte d’inverno e una condanna senza processo. I tedeschi non concedono ai fascisti il “privilegio” di vendicare due vittime con dieci vite partigiane, ma la brigata nera non è disposta a rinunciare al sangue. Il 19 marzo 1945 Francesco Spaggiari dovrebbe festeggiare vent’anni, ma poco dopo la mezzanotte un vincolo di morte gli lega i polsi e i calci di una banda lo inchiodano a un camion. Il profilo del Tempio assiste a una raffica sorda e il ventesimo compleanno si perde nel gelo di una fine tragica. Mentre Francesco paga il prezzo della Resistenza scoperta, Arturo Monzani, Floriano Zambelli, Alberto Brancolini, Alberto Pirondini e Adalgiso Nascimbeni vengono strappati dalle carceri: in vari punti della città sei raffiche spezzano il silenzio della notte e offrono ai modenesi un macabro risveglio.

Piazza d’Armi (parco Novi Sad), 20 marzo 1945

All’alba, un’altra condanna: il plotone d’esecuzione uccide Antichiano Martini, Sergio Bergonzini e Osvaldo Morselli lungo il perimetro della Piazza d’Armi e annuncia alla città l’intenzione di non cessare il fuoco.

Dieci giorni dopo, un altro segmento dello stesso muro assiste alla fucilazione di Galliano Bulgarelli, Sesto Furia, Onelio Meschiari, Angiolino Boccafoli e Dalviso Carrara: nomi di un’altra epoca e sospiri senza età, domande lancinanti e sentimenti di riconoscenza.

Tante storie, tante strade

La rete clandestina della lotta per la libertà si snoda attraverso la grammatica spazio-temporale di un’epoca diversa: i ritmi di una camminata urbana gettano un ponte fra i due mondi e lasciano intuire la forza drammatica delle idee che resistono. Modena 900 esplora le memorie con gli strumenti della storia. Per raccontare le vicende dei monumenti e le vite delle persone, però, non bastano parole adatte alla lettura sul Web: servono immagini e documenti che facciano immergere il viaggiatore in un passato diventato storia.

Abele Miselli picchiato a morte e fucilato in via Poletti; Gino Ferrari falciato nel silenzio di Piazzale San Giacomo; Renzo Roncaglia e Riccardo Melotti morti a un passo dalla gioia della Liberazione; Ermanno Bruschi e Giuseppe “Iki” Faiani sorpresi e falciati dagli ultimi tedeschi in fuga agli antipodi della città, dopo mesi di lotte, missioni e pericoli; Giovanni Sola e Fermo Ognibene caduti sui crinali dell’Appennino toscano…

Decine di storie che s’intrecciano alle vicende dolorose dei tanti soldati intrappolati nei Balcani e determinati a resistere agli assalti nazisti, immagini che si accostano ai fotogrammi sbiaditi dei campi di prigionia pieni di internati militari italiani, lampi di luce che proiettano scintille di memoria sul dolore inesprimibile dei lutti della guerra aerea, bagliori di silenzio che avvolgono le sfortunate pedine dell’aggressività fascista.

Il Sacrario della Ghirlandina

Modena 900. Sacrario della Ghirlandina: la tabella centrale.

Sacrario della Ghirlandina: la tabella centrale.

Una piccola galassia di sguardi, un mosaico di volti che aprono le storie di un’epoca vicina, una sequenza di frammenti in bianco e nero che si aprono sul presente con la forza della semplicità.

Il viaggio attraverso le lacrime di pietra e i frammenti della Resistenza che emergono nella memoria di Modena parte dalle domande che gli occhi dei partigiani caduti rivolgono ai passanti distratti dalla base marmorea della Ghirlandina: le vicende della Lotta di Liberazione vivono ancora tra le strade e le campagne o si perdono nell’oblio nebbioso del tempo? I cippi e i monumenti che segnano i luoghi dei drammi e delle vittorie raccontano le storie che li plasmano o restano muti davanti al presente? La memoria delle radici traspare attraverso i decenni o giace coperta dallo stesso strato di smog che attacca la candida superficie della torre civica?

Domande e sospiri, riflessioni e pensieri che accendono il desiderio di conoscere la storia della Resistenza: un percorso che comincia nelle incertezze di un inverno e sboccia nella primavera delle possibilità, uno spirito che si accende nella determinazione di un rifiuto e si fortifica nella necessità di immaginare un futuro diverso, un’essenza che pervade le stanze buie della città e i rifugi nascosti delle campagne.

Un mosaico e un concerto di voci, un insieme di frammenti e un sistema di comunità, un miscuglio di emozioni e un’attrazione intellettuale: la complessità della memoria.

Spargi la voce!

Conosci una persona interessata? Invia questo contenuto!